Una combo con Joe Biden (S) e Vladimir Putin. ANSA
Una combo con Joe Biden (S) e Vladimir Putin. ANSA

Il presidente Joe Biden ha avvertito che prenderà in considerazione sanzioni personali contro il presidente russo Vladimir Putin, se quest’ultimo dovesse decidere di attaccare militarmente l’Ucraina, oltre a disporre sanzioni economiche che vanno ben oltre le precedenti misure attuate nel 2014 dopo che la Russia invase la regione della Crimea.

I massimi leader del Pentagono hanno affermato durante una conferenza stampa che il presidente russo ha dispiegato le truppe e l’equipaggiamento militare necessari per invadere tutta l’Ucraina. I soldati radunati al confine, hanno la capacità di spostarsi in tutto il paese ben oltre un’incursione nelle sole regioni di confine. Gli sforzi per risolvere diplomaticamente le tensioni e ridurre l’escalation militare sono comunque in atto.

La Russia nega di pianificare un attacco e afferma che la crisi è guidata dalle azioni della NATO e dagli Stati Uniti. Chiede garanzie di sicurezza dall’Occidente, in quanto Mosca vede l’ex repubblica sovietica come una protezione tra la lei e i paesi della NATO (il nome Ucraina deriva dall’antico slavo orientale e significa “al margine” o “sul confine”).

Le preoccupazioni di Putin potrebbero essere molto più profonde. La Russia ha chiesto alla NATO di impegnarsi a non ammettere mai l’Ucraina come membro. Un episodio dimenticato di quasi 200 anni fa e non diverso da oggi, è quello del gennaio 1823 quando il re francese Luigi XVIII temeva che il regime costituzionale liberale della vicina Spagna potesse invadere il suo paese mettendo a rischio il suo regno. Dispiegò per questo moltissimi soldati al confine. Un episodio storico che getta luce sull’attuale situazione in Europa.

Anche Putin considera pericolosa l’idea che un vicino democratico come l’Ucraina si possa allontanare sempre più dalla Russia per dirigersi verso Occidente minacciando la sua supremazia, sia perché può incoraggiare i liberali residenti in Russia, sia perché la sua posizione internazionale perderebbe potere.

Gli Stati Uniti stanno contribuendo a prepararsi contro la più potente arma economica di Putin: la fornitura di gas naturale. Nel caso in cui il flusso dalla Russia fosse interrotto, sono pronte delle forniture alternative da parte dei fornitori di tutto il mondo verso l’Europa. I funzionari statunitensi sono fiduciosi che non ci saranno sofferenze per una improvvisa perdita di energia.

La Russia ha già limitato il flusso di gas naturale attraverso il gasdotto che attraversa l’Ucraina da circa 100 milioni di metri cubi al giorno a 50 milioni. Se viene chiuso del tutto a causa di un conflitto, il gas verso l’Europa dovrebbe essere in gran parte trasportato sotto forma di gas liquefatto (GNL). Il mercato mondiale del GNL non sarebbe sufficiente a colmare il deficit.

I funzionari americani stanno pianificando di imporre sanzioni ad alcune delle più grandi istituzioni finanziarie russe. Il Dipartimento del Tesoro metterebbe le banche russe nelle liste note con il nome SDN (Specially Designated Nationals and Blocked Person List), un vero e proprio embargo finanziario che vieta a determinati individui e aziende identificati come una minaccia per la sicurezza nazionale, di fare affari con persone e aziende statunitensi. Dato che tutto il commercio internazionale è legato al sistema bancario americano, l’inserimento nella lista SDN taglierebbe quelle banche fuori dalle reti finanziarie internazionali, impedendo a molte entità straniere di fare affari con banche o attraverso di esse, generando un grande impatto sui dirigenti russi e aziende russe. Queste sanzioni, se attuate prenderanno pesantemente di mira la cerchia di élite di Putin.

Oltre a pianificare le sanzioni sulle banche, i funzionari americani stanno preparando il taglio ai prestiti esteri e alle tecnologie che alimentano le catene di approvvigionamento per le industrie russe e le risorse di cittadini vicini a Putin. Come ad esempio, restrizioni alle esportazioni in Russia di software e hardware hi-tech realizzati negli USA e dai loro alleati, che influenzerebbero i settori dell’aerospazio, della difesa, della tecnologia marittima sensibile, dell’intelligenza artificiale e dei computer quantistici.

Una manovra che avrebbe conseguenze di vasta portata per tutti i livelli dell’economia russa.

Nell’ottobre del 1962, a circa 150 chilometri dalla costa della Florida, c’erano missili balistici russi situati a Cuba. L’allora presidente J.F. Kennedy, era disposto a rischiare la pace nel mondo per rimuovere quei missili nell’intento di proteggere la sovranità degli Stati Uniti. A Putin non è concessa la stessa protezione del confine russo dalla strategia di espansione orientale della NATO. Gli USA non erano disposti a vivere con missili stranieri puntati nella loro terra ferma, e la Russia non vuole essere costretta a subire la stessa minaccia.

“Bisogna stare molto attenti a come parliamo ogni giorno, ogni minuto, quando cerchiamo di dire che la guerra accadrà domani”, ha detto il presidente ucraino Zelensky. Il ministro degli Esteri russo Lavrov, ha segnalato che potrebbe esserci una finestra per negoziare con gli USA su questioni di sicurezza limitate in Europa, inclusi schieramenti missilistici ed esercitazioni militari. Lavrov ha affermato che la risposta scritta di Washington di questa settimana, conteneva “un nocciolo di razionalità”.