Uno dei pochissimi giornali russi indipendenti, Novaya Gazeta, diretto dal premio Nobel per la pace 2022 Dmitrij Muratov, ha sospeso tutte le pubblicazioni. Aveva resistono per un po’ dopo l’emanazione della controversa legge che condannava a 15 anni di carcere chiunque  difendesse “fake news” sul conflitto in Ucraina. Ora tuttavia la situazione è ulteriormente peggiorata, in quanto la testata  ha ricevuto un secondo ammonimento dall’agenzia russa delle comunicazioni, il Roskomnadzor, per non aver usato la dicitura “agente straniero” per definire un soggetto in un articolo. Tanto sarebbe bastato per chiudere definitivamente il giornale e per questo Muratov ha preso autonomamente la decisione di sospendere la testata fino alla fine della “operazione speciale sul territorio dell’Ucraina”. Una decisione che lo stesso direttore ha  definito necessaria, orribile e difficile.  Novaya Gazeta aveva già deciso in precedenza di sospendere la copertura dell’offensiva militare in  Ucraina per non far rischiare il carcere ai proprio giornalisti ma ora è arrivato il momento di una svolta più drastica. 

Il direttore Dmitrij Muratov  aveva donato tutto il ricavato dalla sua vincita del premio Nobel a numerosi progetti sociali  tra cui quelli legati all’indipendenza dei media e ad alcuni ospedali. Ora vorrebbe vendere anche la sua medaglia per donare il ricavato al Fondo per i profughi ucraini.  Il suo giornale era stato fondato nel 1993,  grazie agli sforzi dell’ex presidente Michail Gorbacev. Negli anni il  giornale ha condotto  inchieste importanti e  pericolose  tra cui quelle sui mercenari Wagner e sulla  persecuzione degli omosessuali Cecenia. Tra i giornalisti che  hanno lavorato perl a  testa ci sono Anastasia Baburova, Yuri Shchekochikhin e Anna Politkovskaja, tutti e tre uccisi a causa delle inchieste che  conducevano. La Politkovskaja aveva i indagato principalmente sulla guerra cecena e sulla  corruzione nel governo  russo. È stata uccisa nel 2006.