Un Primo Maggio quello nei pressi della Foca piuttosto atipico : a rubare la scena per i diritti dei lavoratori e delle lotte sindacali una parata inneggiante a gruppi neonazisti e la richiesta di eliminare le bandiere rosse. Tutto da rifare insomma.

 A riuscire nell’impresa memore di quel 25 gennaio 1934 è stato, almeno secondo il portale sinistra.ch non già l’erede che ci si aspetterebbe dell’Ing. Rezzonico, ma l’MPS, che a differenza della prima storica l’ha mandata a segno proprio durante le rivendicazioni di questo Primo Maggio, con un certo sdegno o comunque riluttanza da parte della galassia rossa da noi interpellata.

Queste le impressioni raccolte chiacchierando tra i presenti durante l’evento :

 “Oltre alla strumentalizzazione di profughi, un certo menefreghismo per i temi importanti.”

 “Non una parola per il Ticino dove i giovani non vogliono restare e se ne vanno appena possono.”

Altri invece descrivono un Cantone dove gli stipendi vengono abbassati dagli stessi sindacati che promettono di salvaguardare il mercato del lavoro, rimarcando il fatto che i temi prioritari son stati altri per gli organizzatori.

“ Sono tornati a mangiarseli [gli Ucraini]!” Così commenta stizzito un anziano vedendo lo spettacolo proposto.

E già che di tutto si è parlato meno che del mondo del lavoro, al Primo Maggio abbiamo intercettato alcuni (questi si, giovani e vulnerabili lavorativamente parlando) attivisti per l’ambiente che hanno commentato con rammarico la tattica del tritacarne mediatico dove gruppi politici portano sul palco la moda del momento per poi cercare la novità del momento.

Certamente un Primo Maggio da ..Caffè Argentino.

MPT.