LeninCittà assediata, mai caduta, Grande Leningrado! Città eroica. Nonostante la fame, il freddo, la debolezza e le malattie i cittadini ne hanno salvato l’eredità culturale, i musei, le biblioteche, gli edifici storici, i monumenti. Nascondevano tutto, coprendo gli oggetti con sacchi di sabbia. E coprivano le finestre affinché la città divenisse invisibile agli aerei. Durante la notte regnava il buio totale. I ragazzi facevano la guardia sui tetti delle case, il loro compito era quello di spegnere le bombe incendiarie.

Alisa 234 xGli insegnanti lavoravano nei rifugi durante i bombardamenti, per tener occupati e distrarre i bambini. I medici e le infermiere lavoravano con poca luce e al freddo nelle sale operatorie.I giornalisti facevano servizi video e fotografici senza un momento di requie. 900 giorni e 900 notte durò questo assedio terribile di Leningrado. Ma la popolazione non perdeva la fede e ripeteva: : “La verità è dalla nostra parte. Il nemico cadrà. La Vittoria sarà nostra.”

Ancora nel settembre 1941, quando Leningrado era quasi totalmente circondata da un anello di truppe tedesche, l’altra mia nonna Elena saliva su un vagone adatto al trasporto di merci o di animali, non certo di persone. Il treno di soli 4 vagoni portava operai e impiegati della ferrovia con loro famiglie verso il nord-est, ad Arkhangelsk. Le ferrovie erano strategicamente molto importanti e il paese abbisognava di specialisti.

Elena aveva con sé due figli, mia mamma di 11 anni e il fratellino di 9. Suo marito era sceso dal treno ed era andato a prendere le valigie. Il treno poteva muoversi in ogni momento. Esplosioni e spari si sentivano sempre più vicini. Che cos’avrà pensato, Elena?  Sola, con due figli piccoli, in quel vagone di ferro pieno di gente in piedi. Lasciata la casa e in partenza per luoghi lontani. Ecco che il nonno è tornato. Ha buttato una specie di materasso sul pavimento perché si potesse almeno viaggiare seduti. La mamma era molto dispiaciuta di aver dovuto abbandonare una sua valigetta con i suoi libri e una bambola. Ma suo padre aveva detto: “Prendiamo solo ciò che è necessario”. La sua responsabilità era una sola: salvare la famiglia. Tutto il resto veniva dopo.

Lenin 5Il treno partì improvvisamente e bimbi esclamarono: “Papà, guarda i paracadute!” Erano soldati tedeschi in fase di atterraggio ma i bambini non comprendevano. Il loro treno si trovava vicino alle zone di combattimento. Le notizie corrono in fretta. Già alla prossima stazione si sparge l’informazione che i nazisti hanno preso la ferrovia. La città è stretta in una morsa. La loro casa e la loro scuola sono ormai presso il fronte della battaglia. Nessuno credeva che i tedeschi arrivassero così velocemente. Chi non è fuggito, chi non ha voluto abbandonare la sua casa è stato ucciso. Hitler ha fretta e progetta di festeggiare la vittoria allestendo un grande banchetto in una delle città più belle del mondo.

Dopo la guerra Elena è tornata con i suoi due figli. Mia mamma aveva una nuova bambola fatta a mano, di stracci e tessuti. Il marito di Elena, mio nonno, era tragicamente morto, senza sapere della nostra Vittoria.

Ma che scelta ha fatto Sophie, là sulla riva del lago Ladoga? Non alta, affamata e debole sembrava ancora più piccola. Con due bambini, incinta del terzo figlio, con quel poco che aveva potuto prendere con sé. La guerra, incominciata con l’attacco tedesco del 22 giugno 1941, durava ormai da quasi un anno. Nella loro rapida avanzata i nazisti avevano già ucciso molti civili, donne, anziani e bambini. Era il tempo delle vacanze scolastiche e molte famiglie avevano lasciato la città per andare in visita a parenti. Forse Sophie seppe solo dopo la guerra che suo padre e sua sorella con i suoi figli erano stati catturati e seppelliti vivi dai fascisti, insieme a centinaia di donne, vecchi e bambini, dopo essere stati costretti a scavarsi la fossa con le loro stesse mani.

Lenin 2Sophie decise di aspettare. La decisione di Sophie fu giusta. Infatti la Strada della Vita era divenuta per molti la Strada della Morte. Sophie non ha mai raccontato come ha raggiunto la terra sicura. Ma quando, rotto l’assedio, Leningrado fu liberata, lei è tornata. I nostri soldati ormai inseguivano i tedeschi in fuga puntando su Berlino, e la conquistavano liberando l’Europa dal fascismo.

Sophie è tornata con i suoi “figli del Capitano Grant”, ormai divenuti tre. Ha ritrovato suo marito, ferito ma vivo. Il loro bell’appartamento era stato occupato da altra gente; i loro mobili erano stati tutti bruciati. Per fortuna riuscirono a procurarsi un nuovo appartamento grande, vicino alla loro vecchia casa, sempre nel centro storico.

Da piccola, quando visitavo i miei nonni, mi chiedevo il perché di questa loro passione per la porcellana, il bronzo, il cristallo. Perché avessero comprato dei mobili e un pianoforte antichi. Mi piaceva guardare le loro statuine, la loro collezione di quadri. Solo quando sono cresciuta e diventata mamma ho capito. Nel tempo guerra avevano perso tutto ma erano fortunatamente rimasti vivi. Avevo volevano il meglio per sé e per i loro figli.

Lenin 6Nel Museo dell’assedio di Leningrado ci sono 20 mila oggetti esposti: tra cui una norma giornaliera di pane a novembre-fine dicembre 1941. 125 grammi ai bambini e a chi non lavora, 250 grammi a operai e funzionari. 40 per cento di farina di segale, il rimanente 60… di tutto ma nulla di commestibile. La gente moriva. Dagli aerei i tedeschi buttavano i loro foglietti di propaganda: madri, per i vostri figli, rinunciate. Guardate che Hitler  ha perso la pazienza e ha ordinato di distruggere la città, di cancellarla dalle carte geografiche.

Parliamo di numeri. In 881 giorni di assedio Leningrado è stata bombardata per 661 giorni, dagli aerei e dall’artiglieria. 100 mila bombe e 150 mila granate. Nessun vetro è rimasto intatto. Sotto le bombe sono morte 16’747 persone. Altissimo il numero di feriti. Spaventoso il numero dei morti per fame: 642 mila (ma una stima ufficiosa sale a 850 mila). Sono stati organizzati 80 istituti per orfani. Dalla città sono state evacuate circa 488 700 persone, tra cui più di 220 mila di bambini. Tra loro mia mamma e papà con i loro fratelli.

LeningradStatueOfMotherlandOgni persona nel mio paese ha perso qualcuno in questa terribile guerra, un genocidio per il nostro popolo. Vorrei che le nuove generazioni non dimenticassero mai i loro eroi. Come sarebbe oggi l’Europa se Leningrado fosse caduta? Mi fa paura pensarci. Aleksandr Nevsky, il famoso eroe russo del Duecento dopo la sua più grande vittoria esclamò; “Andate e raccontatelo a tutti. Chi viene da noi con la spada di spada perirà”.

Nel cimitero Piskarevskoe – cimitero ufficiale della Leningrado assediata (oggi San Pietroburgo), c’è un monumento gigante alla Madre e un fuoco perenne. Incisa sul granito c’è una poesia di Olga Bergolts, che durante tutto l’assedio lesse i suoi versi alla radio di Leningrado. Una sua frase è diventata celebre: “Nessuno è dimenticato e niente è dimenticato”.

Alisa Kolokoltseva (fine)