Francesco Pontelli, economista – Nuovo Giornale Nazionale – 29 agosto 2022


Il Wall Street Journal indica in circa 90.000 le imprese a rischio chiusura mentre altre organizzazioni ne cotano 120.000 le imprese in seria difficoltà a causa dell’impennata dei costi energetici.

A Trieste la Tirso, importante azienda tessile, ha messo i propri 270 dipendenti in ferie forzate dopo aver ricevuto una bolletta da 1.600.000 euro nel 2022 quando nel 2021 la bolletta media ammontava a trecentomila (300.000) euro.

Dall’Olanda alla Sicilia molte importanti acciaierie hanno sospeso la produzione in quanto i costi energetici hanno annullato ogni economia di scala…

Anche per le attività artigianali e le piccole lo scenario futuro si presenta fosco basti pensare a pizzerie le tue bollette sono passate da 930 euro a 4.400 al mese.

Questi numeri certificano sostanzialmente quanto, da oltre un anno e mezzo, molti indicavano la sostanziale miopia del governo in carica in relazione alla problematica energetica dimostrata attraverso la solita politica dei bonus non ultimi quelli per le terme o per lo psicologo.

Lo stesso presidente di Confindustria ricorda oggi come da oltre un anno abbia posto all’attenzione del governo in carica la questione energetica.

Nonostante tutto questo allarme, alla fine del 2021 il governo ha approvato il protocollo Pitesai il quale di fatto ha bloccato l’attività estrattiva dei 4/5 dei giacimenti di Gas naturale sul territorio nazionale. Dimostrando ancora una volta come l’ideologia ambientalista, espressamente individuale nel ministro Cingolani,  fosse ancora preminente all’interno del governo dei migliori e contemporaneamente dimostrasse l’assoluta mancanza di percezione della grave congiuntura economica.

Successivamente, e siamo nel 2022, la guerra in Ucraina ha posto il sistema ancora più sotto tensione anche a causa delle diminuzioni delle forniture di gas russo e rendendo questa situazione quanto più allarmante.

Tuttavia, sempre durante il 2022, il governo in carica ha continuato con la politica dei bonus fiscali espressione di un approccio provinciale e comunque non complessivo, con il quale , poi, vengono privilegiati determinati settore ed automaticamente si penalizzano quelli esclusi dalle elargizioni governative.

La favola racconta di quel bimbo che per gioco gridava “al lupo al lupo”, in modo di vedere la reazione dei soccorritori,
mentre nel momento del reale bisogno, avendo perso ormai ogni credibilità, non ottenne alcun soccorso..

Nella realtà odierna degli ultimi due anni tutte le più che giustificate grida di allarme relative l’emergenza energetica sono state volutamente sottovalutate, ed ora il governo come i partiti si trovano assolutamente impreparati ad affrontare una situazione relativa al mondo del lavoro che queste grida di allarme avevano ampiamente anticipato.

Se la favola presentava una propria morale, la realtà attuale propone la fotografia di  una supponenza governativa e politica composta da una sintesi di arroganza ed ideologia i cui costi verranno contabilizzati alle imprese come ai cittadini e lavoratori italiani.

Paradossale come sarebbe stato sufficiente conoscere il senso della fiaba.