Questo articolo riveste un particolare interesse per me perché Ticinolive ha insegnato la Matematica (a livelli non troppo elevati) per 35 anni. Ancor oggi essa costituisce ai miei occhi la forma più alta e più pura del sapere umano.

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dal portale www.blognews24ore.com

“The man who knew infinity”, un film di Matthew Brown, racconta la vita di Srivinasan Ramanujan, un giovane matematico indiano autodidatta, autore di intuizioni sorprendenti.

Il film cerca di capire l’origine dell’ispirazione di Srivrinasan Ramanujan e come questo giovane indiano, che nulla predestinava alla matematica, poteva immaginare connessioni tra i numeri e migliaia di formule di cui nessuno prima di lui aveva sospettato l’esistenza.

Nel film sfilano lunghe strisce di arabeschi molto calligrafici, nei quali si possono decifrare serie vertiginose di segni matematici più o meno elementari (somme, prodotti, frazioni, radici quadrate di un’infinità di numeri, con un Pi onnipresente e qualche funzione più sofisticata, il tutto connesso dal segno uguale). I professionisti sono colpiti dalle inattese relazioni che questi segni tracciano fra tecniche matematiche molto distanti.

Il primo a chiedersi dove Ramanujan avesse trovato tutto questo, era stato il matematico britannico Godfrey Harold Hardy. Accadeva nel 1913 a Cambridge. Lo scienziato e il suo collega John Littlewood avevano ricevuto la lettera piena di formule che Ramanujan aveva mandato loro dal piccolo ufficio postale di Madras, in India.
Il commento di Hardy su queste formule dimostrava pienamente la sua sorpresa : “Dovevano essere vere, perchè nessuno aveva avuto l’idea di considerarle false.”

Ramanujan era stato invitato a Cambridge nel 1913 e vi aveva lavorato insieme a Hardy, in particolare per dimostrare le sue intuizioni, prima di tornare malato in India nel 1919, dove era morto un anno più tardi, all’età di 32 anni, senza aver mai smesso di tracciare i misteriori arabeschi che hanno ispirato generazioni di matematici.

Di fronte all’insistenza di Hardy, Ramanujan aveva abbozzato una risposta, spiegandogli che aveva ricevuto le formule di notte, da Namagiri Thayar, la divinità femminile della sua famiglia.