“Il Mostro ora è qui!”

Elisabetta Lara Gianella ci manda questo intenso e drammatico articolo.

Nell’immagine uno Shoggoth, mostro creato dal grande Howard Phillips Lovecraft

2014

Ormai è come stare ai piedi di una frana in attesa di un salvataggio in extremis, dell’ultimo minuto, oppure dell’irrimediabile. Tutti i paletti segnalatori ci dicono la stessa cosa: se non interveniamo subito e in maniera drastica, ammesso che siamo in tempo, il Mostro verrà giù e a salvarsi saranno in pochi. Negli ultimi mesi, poi, la frana si è messa a “camminare” molto più velocemente, segnale inequivocabile che siamo ormai agli sgoccioli. Se prima, infatti, diciamo dall’inizio della crisi del 2008 e della piazza finanziaria, si aveva l’impressione di procedere a piccoli passi verso il baratro, ora sta davvero venendo giù tutto in maniera rapidissima e impressionante. Siamo ormai al “si salvi chi può”. E molti non hanno e non avranno la possibilità di salvarsi, senza contare quelli, e non sono pochi, che sono già stati colpiti da qualche masso.

Nel giro di una settimana tutti i principali indicatori economici e sociali hanno segnato dei record negativi.  Prima l’esplosione delle domande di assistenza, con conseguente esplosione dei costi dello Stato, poi il famoso dato dei 4’000 nuovi occupati e tutti e 4’000 frontalieri e infine l’ultimo dato drammatico:  negli ultimi tre mesi i frontalieri sono aumentati di 2’154 facendo arrivare il totale a 62’000. Un dato che segna il crollo definitivo dell’ultima roccaforte del mercato del lavoro per i ticinesi: il terziario. Il Mostro ora è qui, davanti ai nostri occhi, in tutta la sua spaventosa enormità. Ci guarda tutti dritti negli occhi. E nessuno dovrebbe più relativizzare, fare spallucce, dire che i problemi sono altri, girarsi dall’altra parte. E invece c’è ancora chi lo fa, per difendere una sciocca e miope posizione di bandiera, quando tra poco non ci sarà più nessuna terra per piantare il proprio vessillo. Chi si ostina a comportarsi in questo modo, somma alla cecità avuta in passato nel negare per ragioni partitiche la catastrofe che si palesava all’orizzonte, anche la grave, irresponsabile, colpa di non aver contribuito in alcun modo a salvare il salvabile negando alle future generazioni qualunque prospettiva degna di questo nome.

E nessuno si illuda: non ci sarà nessuna inversione di tendenza. Un solo dato: il 1 giugno 2002, giorno in cui gli accordi bilaterali sono entrati in vigore, i frontalieri erano 32’583, oggi  sono 62’000. E non c’è bisogno di aggiungere altro. Ma alla crescita regolare e inarrestabile, si sono sommati altri fattori sociali ed economici che, come detto, hanno accelerato la caduta della frana. Non da ultimo quel vero e proprio assalto alla diligenza, scatenatosi dopo la votazione del 9 febbraio. C’è chi sta facendo la corsa contro il tempo per accaparrarsi un lavoro in Svizzera, e da questo lato del Confine per assumere frontalieri, speculando sui tre anni di tempo che il Consiglio Federale ha a disposizione per introdurre i contingenti. Chi prima arriva meglio alloggia, insomma!  Di sicuro i ticinesi tre anni di tempo non li hanno. E non ce li ha neanche il Ticino, inteso come stato, che non avrà i soldi per continuare a finanziare l’esplosione degli ammortizzatori sociali con sempre meno gente che lavora, e guadagna dignitosamente, e con l’estinzione del gettito della piazza finanziaria.  Berna o non Berna dobbiamo fare qualcosa subito, tutti insieme, o non ci resterà davvero più niente da salvare.

Elisabetta Lara Gianella, Lega dei Ticinesi