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Le proteste in Iran forse stanno sortendo i primi effetti. Tra due settimane il Parlamento e il consiglio supremo della Rivoluzione culturale si pronunceranno sulla riforma che dovrebbe abolire l’hijab obbligatorio per le donne. Intanto la polizia morale ha sospeso la sua attività che consisteva principalmente nel controllo dell’abbigliamento femminile e che è stata al centro delle accese polemiche degli ultimi mesi. Il procuratore generale Mohamad Jafar Montazeri ha dichiarato che la polizia creata nel 2006 non aveva niente a anche fare con la magistratura e che è stata abolita “da chi l’ha creata”. Non è chiaro tuttavia se si tratta di una decisione definitiva, soltanto tra due settimane si avrà la certezza se il modo in cui la legge viene fatta applicare finalmente cambierà, ma alcuni analisti parlano già di una parziale vittoria del movimento di protesta.

Montazeri tuttavia ha tenuto a sottolineare che la magistratura non smetterà di vigilare sui comportamenti e che il modo in cui le donne si vestono continua ad essere particolarmente importante, soprattutto nella città santa di Qom. Il velo islamico portato in modo non conforme “specialmente nella città santa di Qom, è una delle principali preoccupazioni della magistratura e della nostra società rivoluzionaria, ma va notato che l’azione legale è l’ultima risorsa e le misure culturali precedono qualsiasi altra”. 

Il portavoce di Amnesty International Italia, Riccardo Noury, ha dichiarato: “Se fosse vero sarebbe la prima vittoria del movimento di protesta. Se fosse vero, perchè bisogna vedere se questo annuncio verrà attuato e comunque arriva dopo oltre 400 morti. Ma non è detto che basti al movimento di protesta che spinge per andare avanti. Intanto, se così, è un primo grande segnale”. Lo riporta La Repubblica.