Si terranno a Londra, in forma privata, i funerali di Gianluca Vialli, campione e poi commentatore spentosi la notte del 6 gennaio dopo una lunga malattia. 

Il campione spentosi all’età di 58 anni aveva, infatti, un tumore al pancreas, che aveva commentato, senza paura, pubblicamente, in un’intervista televisiva, nel corso della quale aveva chiaramente espresso di non volere “vincere una battaglia contro un nemico molto più forte di lui”, cioè il cancro, ma di presentarsi come essere umano, speranzoso di vivere ancora, eppure con tutte le sue fragilità. 

Dignitoso, amato, posato, l’ex campione lascia dietro di sé un vuoto incolmabile, sia come atleta che come persona.  

Calciatore, commentatore sportivo, allenatore e dirigente, aveva lasciato il ruolo di capo delegazione della Nazionale il 14 dicembre, per affrontare “con tutte le energie psico-fisiche” possibili la malattia. Malattia che lo ha portato alla morte ma non all

Era entrato nel Calcio giovanissimo, a 16 anni, nel Cremone, per poi giocare presso la Serie A, e vincere la prima Coppa Italia con un gol nella finale di ritorno giocando presso la squadra genovese. La sua bravura lo aveva portato al soprannome di “Stradivialli”: straordinario come il famoso concittadino violinista Antonio Stradivari. 

Aveva esordito nell’82, ai Mondiali, in Messico, e poi nel 1995, aveva vinto lo scudetto e nel 1996 la Coppa dei Campioni. Passato al Chelsea lo stesso anno, e nel 2011 al Watford, era diventato dirigente e nel 2019 era stato nominato assieme a Francesco Totti ambasciatore italiano per il Campionato d’Europa 2020. 

A Cremona è stata celebrata una cerimonia pubblica in suo onore, e lo stesso Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, gli ha detto addio: “A Dio Gianluca Valli, Re Leone in campo e nella vita”.