La non reazione dell’ex presidente Jair Bolsonaro all’elezione del suo rivale Luiz Inácio Lula da Silva, aveva già fatto presagire qualcosa di simile a quello che è successo negli scorsi due giorni. Bolsonaro ha evocato più volte la possibilità di un’azione violenta per sovvertire il governo e la vittoria di Lula non ha fatto che concretizzare questo spettro.

Domenica infatti, migliaia di sostenitori dell’ex presidente hanno assaltato la sede del parlamento, della Corte suprema e dell’ufficio presidenziale di Brasilia come forma di protesta violenta contro il risultato delle elezioni. Sfondando le barriere degli edifici hanno seminato panico e distruzione, spaccando finestre, mobili, danneggiando opere d’arte presenti all’interno. Per molti versi le azioni dei sovversivi brasiliani ricordano molto quello che è accaduto al Congresso degli Stati Uniti alla fine del mandato di Donald Trump.

Le forze di polizia sono riuscite a riprendere il controllo verso le 21.00 di domenica, arrestando più di 200 persone. Il compito degli agenti non è stato affatto facile e sono dovuti ricorrere a proiettili di gomma, gas lacrimogeni ed elicotteri. Lula ha definito i manifestanti “fascisti” e ha promesso di perseguire penalmente tutte le persone coinvolte.

Circa 1200 persone inoltre sono state arrestate nella giornata di oggi in una accampamento di fronte al quartier generale dell’esercito a Brasilia. Presto dovrebbe venire aperta anche una Commissione parlamentare d’inchiesta che dovrà fare luce sulla vicenda. Il senatore della maggioranza Renan Calheiros ha dichiarato: “Vanno appurate le responsabilità dell’attacco più grave contro la democrazia brasiliana. Proprio come avvenne a Capitol Hill. Non passeranno”.

Intanto Bolsonaro è stato ricoverato in un ospedale in Florida a causa di forti dolori addominali. Il portale O Globo ha riportato la notizia sottolineando che quattro anni fa l’ex presidente aveva subito un accoltellamento proprio nella zona dell’addome. Per ora non sussiste una richiesta ufficiale di estradizione da parte del Brasile per l’ex presidente, il consigliere per la sicurezza nazionale statunitense Jake Sullivan tuttavia ha commentato: “Naturalmente, se ricevessimo tali richieste, le tratteremmo come facciamo sempre, le tratteremmo seriamente”.