Giubileo 1

Raccontava Dante nella sua Divina Commedia che nell’anno del Giubileo i pellegrini erano così tanti “che da l’un lato tutti hanno la fronte verso ‘l castello e vanno a Santo Pietro, da l’altra sponda vanno verso ‘l monte”. Insomma occorreva stabilire il senso di marcia sul ponte di fronte Castel Sant’Angelo. Da sempre il Giubileo universale della Chiesa cattolica riveste un ruolo internazionale, globale, da quest’anno addirittura glocal, per effetto del rivoluzionario Papa Francesco.

Il termine Giubileo deriva dall’ebraico jobel, il corno di ariete il cui suono dava inizio alla celebrazione dell’anno santo ebraico, anno in cui la terra riposava e gli schiavi venivano liberati. Per i cristiani è l’anno in cui il Papa concede la remissione dei peccati a chi si reca in pellegrinaggio nell’Urbe. Il primo Giubileo ufficiale fu indetto da Bonifacio VIII nel 1300 ma già da secoli i pellegrini si recavano a Roma, nella casa di Pietro e dei suoi successori, facendone la prima città santa, ruolo tradizionalmente affidato a Gerusalemme.

Giubileo 2

Fu Clemente VI, nel 1350, a sostituire la cosiddetta Indulgenza dei cent’anni con un Giubileo ogni 50 anni, intervallo poi ridotto a 33 anni per ricordare la vita terrena di Gesù. La cadenza attuale è ogni 25 anni, ma è possibile indire Giubilei straordinari, come quello in atto, proclamato da Papa Bergoglio il 13 marzo 2013 e avviato l’8 dicembre scorso, in occasione dei 50 anni dal Concilio vaticano II. Da una rivoluzione all’altra della Chiesa cattolica e non solo.
Tema di questo Giubileo è la misericordia: verrà concesso il perdono anche per i peccati più gravi, aborto compreso. Annuncio spiazzante e non privo di polemiche. Un tempo i benefici dell’anno santo erano per coloro che si recavano per trenta giorni, se romani, quindici se pellegrini, in visita nelle quattro basiliche patriarcali: San Pietro, San Paolo fuori le mura, San Giovanni in Laterano e Santa Maria Maggiore. Per il trentesimo anno santo, l’indulgenza si potrà ottenere anche senza raggiungere Roma, grazie a iniziative locali dei “missionari della misericordia” che giungeranno fino alle periferie. Eccolo, il Papa glocal.

Storicamente, secondo un cerimoniale stabilito da Alessandro VI Borgia, l’avvio delle celebrazioni giubilari è affidato all’apertura della Porta santa di San Pietro. Il pontefice latino americano, invece, ha voluto istituire porte sante in tutte le cattedrali del mondo. Dal Burkina Faso alle Figi, dallo Zimbabwe al Nicaragua, dallo Sri Lanka all’Uruguay. Partendo da Bangui, capitale dell’Africa centrale colpita dalla guerra civile e passando anche per la Basilica del Sacro cuore a Lugano.

Circa 30 milioni di persone attese da ogni angolo della Terra per decine di eventi con una risonanza non solo religiosa, ma propriamente sociale. Il Giubileo degli ammalati, dei disabili, degli emarginati. E il giubileo dei carcerati, previsto per il 6 novembre e fortemente voluto dal Papa “per trasformare le sbarre in esperienze di libertà”. L’intento non è solo di celebrare l’anno santo nei luoghi di prigionia ma è allo studio la possibilità che alcuni carcerati partecipino alla Messa del Papa in San Pietro. Dalla porta della cella alla porta santa, per varcare la soglia di una nuova vita. Un Giubileo capace, dunque, di recuperare la sua missione originaria e al tempo stesso proiettarsi nelle sfide di questo nuovo millennio.

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