Un’attenta revisione linguistica avrà l’incarico di sostituire termini ritenuti razzisti, sessisti e generalmente offensivi tra i libri dello scrittore da sempre più amato dai ragazzi.
Nel frattempo l’Iran ha premiato l’attentatore 24enne che ha accecato lo scrittore britannico di origine indiana. Se da una parte trionfa la cancel culture, dall’altra trionfa l’estremismo.
Scomparso nel 1990 all’età di 74 anni, lo scrittore britannico di origini norvegesi si caratterizzò da sempre per la sua tagliente ironia e sferzante intelligenza.
Da oggi, però, nei suoi romanzi, saranno cassati vocaboli quali «grasso», «brutto», « nano» e altre parole giudicate oggi sessiste o non inclusive verranno rimpiazzate con termini più neutri e meno connotati in senso negativo. Così «ciccione» diventerà «enorme» e i mitici Umpa-Lumpa, personaggi del celeberrimo La fabbrica di cioccolato, passeranno da «piccoli uomini» a «piccole persone» (anzi: nella prima edizione del romanzo, 1964, erano descritti come «pigmei neri» trovati nella «giungla africana» dal protagonista che li aveva schiavizzati; in seguito, per evitare accuse di razzismo, lo stesso Dahl aveva modificato il testo descrivendoli come creature di fantasia); ancora la signorina Trunchbull del romanzo Matilde da «femmina formidabile» diventerà «donna formidabile», mentre la signora Hoppy di Agura Trat, che prima era un’«attraente signora di mezza età», ora diverrà semplicemente una «gentile signora di mezza età». Verranno anche rimosse le parole «matto» e «pazzo», e nel romanzo Le streghe non vi sarà più scritto: «Le streghe sono tutte donne. Non voglio parlar male delle donne. In genere sono adorabili. Ma tutte le streghe sono donne: è un fatto».
In Italia, Dahl era stato tradotto da Salani. Di questo ultimo brano la nuova edizione di Puffin Books ha mantenuto solo la prima frase. La decisione di Puffin Books (branca del colosso editoriale Penguin), è stata condivisa anche dagli eredi dell’autore.
A tal proposito, Salman Rushdie, ancora convalescente dalle conseguenze dell’attentato subìto da un estremista islamico pochi mesi fa, a New York (in seguito al quale ha perso un occhio e l’uso della mano sinistra), ha twittato: «Dahl non era un angelo, ma questa è un’assurda censura, Puffin Books e gli eredi di Dahl dovrebbero vergognarsene».
Nel frattempo, l’Iran ha premiato l’attentatore dello stesso Rushdie, Hadi Matar, il quale, per aver accoltellato lo scrittore ferendolo gravemente durante un evento pubblico negli Usa, e facendogli perder el’uso dell’occhio destro, sarà ora omaggiato dal regime di Teheran con un terreno coltivabile di 1000 metri quadrati, come riportato da Mohammad Ismail Zarei, funzionario iraniano che si occupa della messa in pratica della fatwa emessa nel 1989 dalla Guida Suprema dell’Iran Ruhollah Khomeini, il quale già allora chiedeva la morte dello scrittore britannico a causa del suo libro “I versi satanici”, ritenuto una bestemmia.
Anicio Manlio Severino Boezio, nel V secolo, si chiedeva, nel De Consolatione Philosophiae, perché mai i malvagi trionfassero nel mondo e concludeva nella speranza che nel mondo ultraterreno la giustizia, infranta in questo mondo, fosse ricostituita.
Quella messa in atto ai danni delle opere di Dahl è lo stesso procedimento che la Santa Inquisizione adottò contro i nudi di Michelangelo nella volta della Cappella Sistina, incaricando Daniele da Volterra (passato alla storia come “Il Braghettone”) di mettere le mutande ai corpi dipinti dal Buonarroti.
Quello messo in atto ai danni di Rushdie, scrittore britannico di origine indiana, è l’apoteosi dell’estremismo.
Estremismo da un lato e Cancel Culture dall’altro, vanno a braccetto e l’uno è permesso dall’altro. Come direbbe Chateaubriand: il vizio al braccio del crimine.