Una donna ha inserito 200 grammi di tritolo in una statua, che ha consegnato a un giornalista sostenitore di Putin. L’esplosione è stata drammatica.

I servizi speciali ucraini hanno piazzato una bomba a San Pietroburgo, che ha provocato la morte di un giornalista e almeno 25 feriti, alcuni di essi molto gravi, tra cui una bambina di 14 anni. A piazzare l’ordigno sarebbe stata Daria Trepova, una donna che è stata ripresa dalle telecamere tenere una scatola di cartone che conteneva una statua (un busto) nella quale era piazzata una bomba.

Il busto è stato regalato a Vladlen Tararsky, un giornalista ucraino di 41 anni, che durante i bombardamenti ucraini in Donbass, nel 2014, si era unito ai separatisti russi, ovvero a coloro che vorrebbero la cessione, da parte dell’Ucraina, del Donbass alla Federazione Russa.

Il giornalista e militare era nato in Ucraina a Makiivka, nella regione di Donetsk, era scappato durante la prima guerra nel Donbass e si era unito ai separatisti, avendo contatti con la brigata Wagner, lo scorso autunno era stato invitato ufficialmente da Putin al Cremlino.

La terrorista che avrebbe ucciso il soldato si sarebbe presentata come un’artista chiamata Nastya. Dopo aver consegnato la bomba, si è allontanata ed è ora ricercata.

Le altre vittime dell’attentato della donna ucraina hanno riportato ferite gravissime: una giornalista di nome Tatyana Lyubina rischia di perdere la vista, dopo aver riportato ferite agli occhi, al viso, al collo, al torace e all’addome: ora i medici del dipartimento di oftalmologia stanno cercando di salvarle la vista.

La più piccola vittima è una ragazzina di 14 anni, che ha ricevuto una ferita da schegge alla palpebra superiore e all’occhio, una profonda lesione al cranio, abrasioni sulla fronte e commozione cerebrale.

San Pietroburgo, in una foto d’archivio