La Città fu a lungo contesa tra Milano e Como ma dal 1434 i milanesi – cioè i duchi Visconti, poi Sforza – si impossessarono di Lugano, governandola tramite conti che dipendevano dal ducato. Il primo di essi fu Luigi I Sanseverino (1434-1447, anno della morte dell’ultimo duca Visconti, Filippo Maria), l’ultimo lo stesso duca Ludovico Sforza detto il Moro, che il 10 aprile 1500 cadde nelle mani dei francesi di Luigi XII e finì i suoi giorni in triste prigionia (+1508).

Tragico fu il destino di Ottaviano Sforza, conte di Lugano, ottavo figlio del duca Francesco I e di Bianca Maria Visconti, figlia del duca Filippo Maria. Quando suo fratello Galeazzo Maria, duca regnante, fu assassinato da tre congiurati (26 dicembre 1476), l’erede era un bambino di soli otto anni e la duchessa vedova Bona, reggente dello Stato, si trovò ad affrontare la ribellione dei cognati. Bona, donna astuta dai nervi d’acciaio, ebbe la meglio.

Mentre i suoi fratelli alla fine si mostrarono, almeno all’apparenza, pentiti e sottomessi, Ottaviano fuggì per raggruppare un esercito da inviare contro Milano. Giunto presso l’Adda, minaccioso e in gran piena, volle tentare l’attraversamento ma fu travolto dalla corrente e miseramente affogò. Era il 25 maggio 1477 e Ottaviano non aveva che 19 anni.


Botticelli. Ottaviano Maria Sforza, conte di Lugano

Lugano, con tutto il Ticino, diviene baliaggio degli Svizzeri
Il 9 maggio 1513 i dodici Cantoni elvetici trasformarono le Signorie sforzesche ticinesi in loro baliaggi con il relativo invio del landfogto; la Dieta confederata decise inoltre d’abbandonare il castello di Morcote e di mantenere un nuovo castellano in quello di Capolago. Ben presto, però, la situazione mutò e già nel 1515 il confine fu portato alla sua posizione attuale, dopo la sconfitta patita dagli elvetici presso Melegnano – all’epoca detta Marignano – a opera di Francesco I di Francia.

Con l’anno 1515 prese dunque avvio il periodo detto dei confederati. I territori che nel 1803 costituiranno il Cantone Ticino erano suddivisi in otto baliaggi, in linea di massima corrispondenti agli attuali distretti. I baliaggi cisalpini non appartenevano però tutti ai tredici Cantoni, che formavano allora la Confederazione Elvetica. Infatti, mentre la Leventina dipendeva solamente dal Canton Uri, gli odierni distretti di Blenio, Riviera e Bellinzona erano baliaggi, oltre che di Uri, anche di Svitto e del Semicantone di Nidvaldo. Il restante territorio ticinese, invece, era spartito in quattro baliaggi di proprietà comune dei dodici cantoni, i cosiddetti Baliaggi Ultramontani o Ennetbergische Vogteien.

Il dominio confederato si manifestò praticamente solo in ambito giudiziario: il balivo (Landvogt) che i cantoni sovrani inviavano in ciascun distretto ogni due anni aveva sostanzialmente la funzione di giudice. Lo scarso interesse mostrato dai cantoni sovrani per il Ticino e per la stessa Lugano venne ampiamente compensato, oltre che da un regime fiscale moderato (l’unico bene tassato era il vino) e con l’esenzione – di fatto – da qualsiasi obbligo militare, anche dall’appartenenza dei baliaggi a uno Stato neutrale, nel mezzo di un’Europa lacerata da continue guerre. Questa felice marginalizzazione si riflette nell’assenza di grandi eventi storici in questo periodo. Insomma, nelle nostre sonnacchiose terre non succedeva niente, o quasi. Niente successe per quasi tre secoli, sino al fatale 1798.

Con un volo della mente tentiamo di immaginare quegli anni. La Rivoluzione ha abbattuto la monarchia, decapitato il Re e divorato i suoi figli: Marat, Danton, Robespierre… Sale rapido l’astro di Napoleone, che fulmineo conquista l’Italia e segna il destino della Serenissima, dopo molti secoli di gloria. Ma non solo in Italia si soffre. Il 5 marzo 1798, alle due del pomeriggio, i Francesi entrano a Berna, incapace di difendersi. Per la nostra patria è l’ora più buia.

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