Dopo che nella giornata di ieri, sabato 24 giugno, il gruppo Wagner ha minacciato la leadership russa, all’invocazione “siamo pronti a morire”, almeno secondo quanto aveva detto Yevgeny Prigozhin, annunciando l’intenzione di rovesciare i vertici militari della Federazione, e venendo, per questo, accusato di alto tradimento da Putin, dopo che lo stesso Prigozhin aveva annunciato l’intenzione che il Paese scivolasse in una guerra civile, in serata è arrivato l’annuncio: i mercenari, giunti a 200 km da Mosca, erano pronti a fermarsi “per evitare uno spargimento di sangue russo”.

Grazie alla mediazione del leader bielorusso Lukashenko, si sarebbe giunti a un accordo tra il governo e la Wagner, per il quale la Russia non perseguirà penalmente i mercenari e Prigozhin andrà in Bielorussia. Secondo fonti della Compagnia, l’accordo che ha fermato l’insurrezione prevedrebbe — oltre all’indipendenza della Wagner — anche l’allontanamento del ministro della Difesa Shoigu e del capo di stato maggiore Gerasimov, invisi a Prigozhin.

Secondo il Washington Post, Vladimir Putin sarebbe stato informato “almeno 24 ore prima” della volontà del capo della Wagner, Evgenij Prigozhin, di mettere in atto un tentativo di ribellione in Russia. Secondo tali fonti dell’intelligence americana, le truppe della Wagner avrebbero preso il controllo di Rostov e poi avrebbero iniziato a marciare verso Mosca prima di invertire la rotta in serata.

Lukashenko

Prigozhin e Putin