Angelika Hutter, la 31enne tedesca che giovedì pomeriggio ha investito con la sua auto una famiglia uccidendo tre persone a Santo Stefano di Cadore, nel nord dell’Italia vicino al confine con l’Austria, era stata denunciata a maggio dalla polizia di Bolzano per essere in possesso di armi bianche tra cui un martello.

La donna era stata fermata da un agente della sicurezza di un centro commerciale durante una lite con un dipendente, per motivi non chiari. La discussione era diventata così accesa che è stata chiamata la polizia. Gli agenti avevano notato che il manico di un martello sporgeva dallo zaino della donna.

Non avendo precedenti, la donna è stata rilasciata senza ulteriori provvedimenti nei suoi confronti, fino ad arrivare alla tragedia in Cadore.

Una telecamera di un’officina ha ripreso l’auto, un’Audi A3 noleggiata in precedenza, sfrecciare ad alta velocità lungo la strada rettilinea centrale del piccolo paese pochi secondi prima dell’incidente. Dal video si sente il terribile impatto che ha causato la morte di Mattia Antoniello, che avrebbe compiuto due anni il 16 luglio, del papà Marco Antoniello di 48 anni e della 65enne nonna materna Mariagrazia Zuin, tutti residenti nella provincia di Venezia. Miracolati la mamma del piccolo, Elena, ferita e dimessa dall’ospedale, e il nonno e papà di Elena, Lucio Potente, 68 anni, che era poco più dietro ed è rimasto illeso vedendo tutta la tragica scena davanti ai suoi occhi.

Una prima ipotesi dell’incidente è che la donna abbia perso il controllo dell’auto per distrazione prima di falciare l’intera famiglia veneta. Ma i militari dell’Arma dei Carabinieri hanno anche raccolto le parole di un testimone che ha visto la donna litigare furiosamente con una persona, salire in macchina e ripartire sgommando pochi attimi prima del tragico epilogo. Un’ipotesi che non viene esclusa dunque, è che l’investimento possa essere stato deliberato, frutto di una rabbia incontrollata.

Ad avvalorare purtroppo questa raccapricciante tesi, è la mancanza di qualsiasi segno di frenata, il fatto che in quel punto la strada fosse rettilinea e che dopo le ulteriori verifiche, non sono state trovate tracce di sbandata prima del punto di impatto. Sull’alta velocità, sono le immagini della macchina a parlare.

Viaggiava sola in una auto piena di abiti e viveri. Probabile che fosse lontano da casa da diversi mesi e che dormisse in macchina, come conferma anche il suo avvocato difensore. Sicuramente il giorno dell’incidente non era lucida, come hanno ricostruito anche alcuni testimoni che l’hanno vista dare in escandescenze prima della disgrazia.

I Carabinieri di Santo Stefano hanno raccolto la testimonianza verbale di un giovane residente che abita proprio in via Udine a qualche centinaio di metri prima del luogo dell’incidente: “Ho visto questa donna ferma nel parcheggio sotto casa mia e stava urlando. Pensavo avesse qualche bambino in macchina, ma poi mi hanno detto era sola. Era parecchio fuori di sé. Poi è successo quello che è successo solo qualche metro più avanti”.

Nonostante tutto facesse pensare che si trovasse in uno stato di alterazione, l’analisi forense della concentrazione di alcol e sostanze nel sangue, ha confermato che la donna era pulita. Niente alcol o droghe.  

La donna originaria di Deggendorf, un comune della Baviera, è stata arrestata ed è attualmente in carcere a Venezia in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto fissata per lunedì. Rischia fino a 30 anni per omicidio plurimo.