Mercoledì sera a Milwaukee, nello stato americano del Wisconsin, si è svolto il primo dibattito televisivo tra coloro che aspirano allo scettro della presidenza del Partito Repubblicano, per poi concorrere alle Presidenziali del 2024 e sconfiggere Biden o chi per lui concorrerà, invece, per i Democratici.

A febbraio, infatti, cominceranno le primarie per i Democratici, anche se è quasi certo che il candidato sarà il presidente uscente Joe Biden.

A gennaio, invece, si deciderà il candidato del partito Repubblicano alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 5 novembre del 2024.

Le primarie dei Repubblicani cominceranno cioè a gennaio e tra i candidati ci sono, in pectore, l’ex governatore dell’Arkansas Asa Hutchinson, l’ex governatore del New Jersey Chris Christie, l’ex vicepresidente Mike Pence, il governatore della Florida Ron DeSantis, l’imprenditore Vivek Ramaswamy, l’ex ambasciatrice degli Stati Uniti presso l’ONU Nikki Haley, il senatore Tim Scott e il governatore del North Dakota Doug Burgum.

Non ha partecipato a quella che è stata una serata accesa e vivace, l’ex presidente Donald Trump, che avrebbe circa il 54 per cento delle preferenze degli elettori Repubblicani, e sarebbe, quindi, in vantaggio su tutti. “Il pubblico sa chi sono” ha dichiarato l’ex Presidente, che è stato sostenuto da coloro che potrebbero essere anche i suoi avversari.

Alla domanda, infatti, se sosterrebbero Donald Trump anche in caso di incriminazione certa, sei su otto candidati hanno alzato la mano sostenendo di sì, tra essi c’era anche Ramaswmamy, imprenditore di origine indiana, autore di due saggi contro il politically correct, nato in Ohio nel 1985, che si è rivelato la star della serata. Sostiene, infatti, di voler riportare l’America all’antico splendore e si batte contro il potere Woke. Quella dicitura, cioè, che, penetrata nel linguaggio politico anche in Europa, Asia e America Latina, viene utilizzata principalmente da conservatori, destra alternativa e libertariani per denigrare l’ortodossia di sinistra, etichettandola come “politicamente corretto”.