Roma, via Giuseppe Allievo. Nell’Androne di un palazzo, giace una donna, in un lago di sangue. Siamo nella zona Trionfale, non distante dallo stadio Olimpico, o da Ponte Milvio. Subito vengono attivate le indagini, affidate alla Squadra Mobile di Roma. Gli agenti della Polizia di Stato, con il supporto degli operatori dell’Ama, scandagliano i cassonetti dell’immondizia nell’area intorno al palazzo alla ricerca dell’arma del delitto, che però non viene trovata.

Ad essere fermato, invece, è l’ex compagno della donna, 45 enne, marocchino.

La vittima, intanto, ha un’identità: si chiamava Rossella Nappini, 52 anni, professione infermiera. Il giorno dopo il rinvenimento del suo cadavere, l’uomo viene bloccato dagli agenti della Squadra Mobile nel suo appartamento a pochi chilometri dal luogo del delitto e viene messo in carcere di Regina Coeli. L’accusa: omicidio con l’aggravante della premeditazione.

Ad incastrarlo, anche le testimonianze dei vicini. Dicono che urlasse «Basta, basta, ti prego fermati» a squarciagola, implorando il suo assassino di avere pietà di lei. Ma l’assassino l’ha colpita ripetuttamente, più volte con una lama all’addome e alla gola. “Rossella l’avevo vista il giorno prima, passavo con il motorino e lei stava attraversando. Sembrava confusa, come stordita” racconta uno dei vicini e la sua neuropata ora racconta “aveva spesso dolori alle braccia e alla schiena, ma pensavo fosse per il suo lavoro”. Invece, era per le violenze che continuamente subiva. La donna viveva con la madre ottantenne, lavorava al vicino ospedale San Filippo Neri, dove ora le colleghe sono sgomente.

Tempo fa, dicono, l’auto di Rossella venne imbrattata di scritte, la carrozzeria rovinata da una sfilza di “ti amo”. Nessuno, però aveva pensato ad un femminicidio in agguato.


L’amministratore di condominio, Paolo Tedesco, racconta: «La polizia mi ha convocato dicendomi di chiamare l’impresa di pulizie perché c’è una situazione devastante all’interno».

Dai primi accertamenti la donna è stata accoltellata più volte alla gola e all’addome, ma i poliziotti non hanno ancora rinvenuto l’arma del delitto.