Egli si lasciò cadere nella poltrona accanto al telefono e sorrise perché gli tremavano le gambe dall’emozione. Aveva il palmo della mano bagnato di sudore esattamente come quando aveva iniziato a telefonare alle ragazzine, cinquant’anni fa.

Domenica pomeriggio. Quale tenuta per far vista ad una signora che abita in un villaggio in montagna? Dopo aver fatto la doccia, ritagliato baffi e barba con la forbicetta Dovo di Solingen e spazzolato abbondantemente i cappelli con una nuova spazzola Mason Pearson, Ruben si decise per un vestito di puro lino color beige, le scarpe Bally per piedi delicati ed il cappello Panama (vero). In ultimo si diede una spruzzata abbondante di Brutt di Fabergé. Aveva esitato a lungo tra il Royall Lyme from Bermuda ed il Citron di Fragonard. Non fu né il prezzo, né la qualità, né lo chic a deciderlo bensì il fatto che il Brutt era pubblicizzato come “Spicy Woods, Lavender, Amber and Citrus”. Il Fragonard era stato scartato velocemente perché il nome ricordava troppo Watteau. Era veramente kitch per un signore serio che si aspettava altro che gli “hazards de l’escarpolette”. C’era di più: sulla sua pelle asciutta il Brutt prendeva sapori estremamente erotici… e quello lo sapeva…

Il cane, un terrier tibetano bianco col nasino scuro, saltò dal divano e si mise ad abbaiare furiosamente, il ché significava l’arrivo di uno sconosciuto. Poi ci fu il ding-dong del campanello… C’era qualcuno… Charlotte andò verso la porta, fece girare la chiave ed aprì.

-“Uhuuu!!! – pensò Ruben – le gambe!!!”

Difatti Charlotte portava solo una vecchia camicia un po’ lunghina, rossa a grossi pois bianchi, che le arrivava appena sotto il sedere. Le sue mutande erano colore pelle il ché lasciava pensare che non ne portava affatto…

-“Uhuuu le gambe!!! – pensò Ruben ancora una volta. Queste gambe erano state senz’altro sportive e forse anche belle… Ormai adesso sul lato interno, sopra il ginocchio, la pelle era un po’ stropicciata. Non ancora afflosciata completamente ma nemmeno più bella tesa sopra muscoli atletici… In cima, almeno fin dove si poteva vedere… Bè forse una qual cosina di buccia d’arancio… Di sicuro non era stato così in passato.

-“Accidenti – pensò Ruben – sono arrivato troppo tardi. Dovevo venire vent’anni fa…” Quando vide che Charlotte non portava il reggipetto, pensò che stava per entrare nella tana di una femminista sessantottina…

-“Lei, qua!” – esclamò Charlotte – l’uomo dalle confetture, vero?…”

Poi le si affacciò una enorme scatola di marrons glacés alla quale Charlotte rispose con languore sorpreso:

-“Vanini?… mmmm…”

-“No, – disse Ruben – Benatar… mi scusi… non si ricorda… Già! Non si ricorda… Rubenatar…”

-“Si’, si’, certo… ma i marrons glacés sono Vanini! Allora è venuto fin qua?” – chiese Charlotte meravigliata di più dai marrons glacés che dall’uomo dalle confetture.

-“Sì! Si ricorda che questa mattina ho telefonato?”

-“Ah, si’! Ma di solito nessuno arriva fin qua. Quando vedono la strada stretta e tormentata, si fermano all’inizio della valle e tornano indietro senza mai più farsi sentire… disgustati…”

-“Ma forse disturbo…”

È allora che Charlotte notò che stava sull’uscio dell’appartamento, non solo a piedi nudi, ma decisamente mezza nuda, con in mano un lungo pennello e pittura ad olio dappertutto, sulle mani, la faccia ed addirittura sulle cosce. Non aveva nemmeno invitato il suo visitatore ad entrare.

-“No, no… anzi… entri… prego entri… Mi dispiace di riceverla in questa tenuta indecente… Prego si accomodi, il tempo di infilare qualcosa di più decente…” ed introdusse Ruben nel salottino prima di scappare in bagno.

Il cane, completamente disinteressato, si era sdraiato nella sua cesta.

3 continua