Il primo passo essendo superato si sdraiarono l’uno vicino all’altro e spensero la luce con l’intenzione di dormire. Riuscirono ad appisolarsi progressivamente quando iniziò a suonare un orologio. Ruben contò cinque colpi.
-“Ma che ora sarà?” – chiese a Charlotte che era sveglia pure lei.
-“Non lo so… Questa è la parigina, non suona mai la quantità giusta di colpi. Le lancette sono precise, ma la suoneria è indisciplinata… Alla sua età… è del 1865…”
-“Perché la lascia suonare?”
-“Perché mi piace il timbro così argenteo…”
Non aveva finito di parlare che si mise a suonare la pendola appesa nella biblioteca contigua. Ruben contò undici colpi. Poi si sentì nella lontananza suonare gli undici colpi di un campanile ed un po’ dopo altri undici colpi di un campanile molto vicino…
-“Non sarebbe il caso di chiudere la finestra?…”
-“No, mi piace l’aria fresca e sentire i canti degli uccelli della notte…”
Poi fu un orologio in casa con un timbro decisamente cristallino.
-“Ma quanti orologi suonano?”
-“Cinque, ma solo all’ora ed alla mezza. Questa è la pendolina della nonna. Per fortuna il Westminster di mia figlia non è caricato. Questo suona ogni quarto d’ora… con tutta la sua canzoncina. Ci sono abituata e di giorno non si notano.”
-“Non c’è l’orologio a cucù?”
-“No, quello l’ho dato al mio nipotino…”
-“Meno male” – pensò Ruben… che finalmente riuscì ad addormentarsi fin quando sentì che Charlotte si alzava.
-“Cosa c’è?” – chiese mezzo addormentato.
-“Devo alzarmi perché mi fa male la gamba…”
Charlotte andò di stanza in stanza accese tutte le luci, le spense e finalmente ritornò nel letto.
-“Come mai accende tutte le luci?”
-“A causa degli scorpioni…”
-“Scorpioni!” esclamò lui con voce inorridita ricordando di aver attraversato l’appartamento a piedi nudi.
-“Si… abbiamo scorpioni, ma solo l’italicus, non il germanicus…” rispose lei in modo del tutto naturale.
-“Ma davvero? – chiese Ruben che si era totalmente svegliato ed appoggiato sul gomito – avete davvero scorpioni?”
-“Bè, si…”
-“Grandi?”
-“Grandi… Non sono piccoli, cioè i piccoli sono piccoli, ma i grandi… Non hanno 10 cm, ma insomma, sono grandi… Non saranno quelli del Negev… Però, fanno 40 piccoli due volte all’anno. Ragion per cui quando devo alzarmi ne approfitto per fare un giro di caccia…”
-“E ce ne sono qui, dentro in casa?”
-“Da quando abbiamo installato finestre con telaio d’alluminio e zanzariere, entrano meno. Prima si ne trovavano quasi ogni notte. Una volta sette adulti nello spazio di mezz’ora! Ma era una notte temporalesca… Conveniva controllare le pantofole prima di tuffarci i piedi nudi…”
-“Che cosa ne fa?”
-“Adesso mi sono abituata… Li spengo, semplicemente… o con la bombola d’insetticida o con un legno.”
-“Li uccide?… Per un’amante degli animali…”
-“Per l’appunto, questa è una legge della natura: ogni specie difende il suo territorio. Questo è il mio territorio. Fanno quaranta piccoli due volte all’anno che a loro volta fanno quaranta piccoli due volte all’anno. S’immagina la proliferazione esponenziale e nel senso inverso l’efficace limitazione delle nascite?”
Sì, sembrava legittimo. Si sdraiarono spegnendo la luce e riuscirono ad addormentarsi fin quando furono svegliati brutalmente da un furioso scossone.
-“Cos’è?” – gridò Ruben sorpreso e scattando in posizione seduta.
-“Niente, niente – lo tranquillizzò Charlotte – è il cane che salta sul letto… Si vede che nella sua cesta ha freddo… Si sdraia qualche momento vicino a me, ma dopo, ritorna sul suo lettino…”
Il cane! Di giorno non si faceva notare, invece di notte…
-“Notte da pazzi… – disse Ruben – Almeno i pappagalli si chiudono in gabbia e sono silenziosi fin quando rimangono coperti…”
Seguì un altro tentativo per dormire ma pure questo fu interrotto da un’allegra scampanata. Charlotte si accorse che Ruben si era di nuovo svegliato e disse prima che lui l’avesse chiesto:
-“Non so perché lo fanno, ma qui ogni mattina alle 6.30 suonano le campane… Forse un abitudine superstite dai tempi in cui i privati parrocchiani non possedevano lo Swatch personale…”
Si sentì rumore nell’appartamento di sopra. Qualcuno scese lungo la scala esterna e poi ritornò una relativa calma.
Charlotte notò quanto si era abituata a tutti questi rumori che invece dovevano essere fastidiosi per altri.
Ruben non rispose e si voltò sull’altro fianco fin quando tutta la casa si mise a risuonare come l’albero di trasmissione di una vecchia locomotiva…
-“È la vicina di sopra – disse Charlotte sospirando. – Passa l’aspirapolvere. È una fanatica dell’aspirapolvere, tre volte al giorno… Stia a letto ancora un po’. Io mi alzo, esco col cane e vado prendere il pane fresco…”