Pi greco è il numero più famoso di tutta la matematica. Rappresenta il rapporto tra la circonferenza e il suo diametro o anche il rapporto tra la superficie del cerchio e il quadrato del suo raggio.

Pi greco è un numero irrazionale, dunque non rappresentabile con una frazione. Ciò implica che lo sviluppo decimale di Pi greco è aperiodico, non comporta cioè – da un certo punto in poi – la ripetizione continua di uno stesso gruppo di cifre.
Ad esempio 3.546 127 127 127 … … è un numero periodico, equivalente a una frazione. 22/7, 3.14, 3.14159 non sono che approssimazioni razionali del vero Pi greco.

Il magico, sfuggente Pi greco ha suscitato l’interesse dell’uomo sin dall’antichità. Gli Egizi, i Babilonesi, i Greci lo studiarono tentando di carpirne il mistero.
Che Pi greco non fosse una frazione, neppure una frazione molto complicata, fu sospettato ma per molti secoli non fu dimostrato. Non nell’antichità, non nel Medioevo, non nel Rinascimento. Solo nel 1768 Johann Heinrich Lambert, un matematico tedesco, riuscì nell’intento. La dimostrazione è difficile e richiede l’uso di strumenti matematici sofisticati.

Nel 1610 Ludolph van Ceulen riuscì, dopo anni di estenuanti fatiche, a calcolare Pi greco con 35 decimali esatti. Quattrocento anni dopo, nel 2010, il numero sublime è stato calcolato con 5’000 miliardi di cifre decimali. Non già lavorando con carta e penna, ma mediante una rete di supercomputer. Povero, tenace van Ceulen!

Per finire il Pi greco approssimato con 64 cifre:
3,14159 26535 89793 23846 26433 83279 50288 41971 69399 37510 58209 74944 592