A ventiquattro anni interpretò Melania di “Via col Vento”. Una consacrazione. Se n’è andata all’età di 104 anni appena compiuti. È vissuta a lungo, abbastanza per vedere l’orrida censura del Colossal di cui era l’unica superstite. “Mami” le “rubò” l’Oscar.

Una vita lunghissima, costellata di film e di premi, ma non esente da rivalità, colpi di scena, odio e amore. Olivia de Havilland era una diva, ma non era dolce e remissiva come l’indimenticabile “Melania” di “Via Col Vento”. Sorella di Joan Fontaine (la quale si cambiò il cognome, assumendo quello del patrigno, pur di prendere le distanze dall’odiata sorella), Olivia era talentuosa, ambiziosa, talvolta irosa (aveva rotto la clavicola alla sorella, in una lite, da bambina). Mentre Joan era bionda e aristocratica, Olivia era castana e dai tratti più semplici, “pregio” che fece sì che le fosse affidata la parte di Melania: doveva infatti essere Joan a indossare i panni della “semplice donna del Sud”, ma i suoi lineamenti sofisticati e aristocratici “non andavano bene” così disse il regista Selznick. Joan, secondo la tradizione sbottò “beh, allora mia sorella sarebbe perfetta per quel ruolo”. Mai tali parole furono più profetiche. E pensare che, come detto, le due donne si odiavano: spalle girate al momento delle rispettive premiazioni, corse contemporanee per l’Oscar dei rispettivi film, fidanzati rubati: dopo che Olivia fu scelta per essere Melania, Joan le “rubò” il fidanzato Brian Aherne e lo sposò. Joan morirà a 96 anni, dopo una carriera altrettanto sfavillante come quella della sorella, con la quale – per volontà di entrambe – non si riconciliò mai.

Da quel lontano giorno in cui aveva vestito i panni di “Alice” nella compagnia teatrale di Saratoga, Olivia de Havilland non si era mai più fermata: diretta dall’austriaco Reinhardt aveva recitato nello shakespeariano “Sogno di una notte di mezz’estate” (opera che, curiosamente, interpretò anche l’altra grande donna di “Via col Vento”, Vivien Leigh), poi era stata la “dolce Melania”, poi ancora la premiata miglior protagonista di “A ciascuno il suo destino”; diretta da Litvak, Wyler, Kramer (“lo specchio scuro”, “la fossa dei serpenti”, “la papessa Giovanna”) e molti altri.

Sposatasi due volte, un figlio (morto prematuramente a 42 anni) dal primo marito e una figlia dal secondo; due Oscar nel 1947 e nel 1950, avrebbe voluto ottenere anche quello alla “miglior attrice non protagonista” del Colossal che la consacrò nell’Olimpo di Hollywood, ma al suo posto vinse Hatti McDaniel, la buona “Mami” protettrice di Rossella O’ Hara: era la prima attrice di colore a vincere un Oscar, e a rubare la scena alla diva Olivia – Melania.

Il suo personaggio, tuttavia, della donna remissiva, dolce, buona e angelica che riesce a tenersi stretto Ashley, a discapito della focosa, volitiva e irreverente cugina Rossella O’Hara (la cui interprete, l’assai più sfortunata collega Vivien Leigh, sarebbe morta soli 51 anni) entrò nella memoria collettiva popolare.

Proprio in nome della sua immensa carriera e del suo essere l’ultima sopravvissuta di un’epoca, Olivia era stata invitata alla premiazione degli Oscar a tenere un lungo e commovente discorso, sulle note dell’indimenticabile colonna sonora di “Via col vento”.

Olivia se ne è andata la notte tra il 25 e il 26 luglio 2020, a 104 anni appena compiuti (era nata il 1° luglio): ha vissuto a lungo per vedere il mondo mutare. Ha visto il film che l’aveva consacrata, che aveva dato l’Oscar alla prima attrice di colore, venire censurato per un insulso perbenismo che sta rendendo l’aria ultimamente irrespirabile. Volitiva e appassionata, tanto quanto sul set era dolce e remissiva, resterà per tutti l’indimenticabile Melania.