di Desio RIVERA

“Dopo di me il diluvio” era Luigi XIV che lo disse, prevedendo ciò che poi vivrà, lasciandoci la testa, suo nipote Luigi XVI e la moglie Maria Antonietta anni dopo, nel 1792. I protagonisti di questo film.

Il titolo del film è senz’altro ispirato da quelle parole: il diluvio. Una forza immane, la Rivoluzione francese che tanto bene ha fatto e lasciato, plasmando la società democratica che ci ritroviamo da allora e che con l’energia delle catastrofi naturali, ha spazzato via l’Ancien Régime. Ma il film, che per tutti quelli che hanno un’infarinatura di storia si sa già come andrà a finire – a ghigliottina – (ma non si vede quel momento nel film), parla dei giorni precedenti all’esecuzione. Il patibolo è solamente evocato dalle parole di chi, nei saloni occupati dal popolo, sa che lo stanno facendo e trova giusto che accada. Un bellissimo cane alla fine del film che si lascia accarezzare dal suo padrone, il quale ricorda con molta malinconia, di quando il re, incontrandolo, non mancava di coccolarlo. Malinconia. Si il film ne è permeato. Racconta della prigionia, in attesa del processo, della famiglia reale e dei suoi fedelissimi servitori. Una parentesi di vita, poco nota e che il film racconta rendendoci molto empatici con questo re e regina che seguiamo nel loro passaggio da élite raffinata e viziata, che amava il popolo ma mai lo avrebbe considerato loro uguale, alla loro essenza di semplici umani, senza privilegi. Ma con una bellissima possibilità di finalmente vedersi non come ruolo aristocratico ereditato, ma come persone con difetti e virtù, quelli che appartengono a tutti e ci rendono tutti simili. Da qui, l’empatia.

Un film molto curato nei costumi, negli scenari, girato nella Reggia di Venaria e nella torre, ricostruita magistralmente, dove erano rinchiusi i monarchi. La torre originale a Parigi non esiste più. Fu distrutta. Nella torre-prigione, gli affreschi all’interno che si scrostano e degradano, a immagine della classe dirigente che se ne va, lascia intravvedere e accompagna, la loro dissoluzione.

Un film che, secondo me, malgrado formalmente perfetto in scenari e attori decisamente molto bravi, non avrà grande seguito di pubblico. Nessun colpo di scena. Una trama che mostra un’altra storia, poco conosciuta, all’interno di quella che è la Storia, e mai affrontata su uno schermo. Ispirata da scritti, diari e racconti di vita vera, che sono stati all’origine dell’ispirazione alla sceneggiatura. Che però, come dicevo, si sa già come finirà. Esteticamente molto elaborato, con musiche coinvolgenti e personaggi affascinanti. Si passa un’ora e quaranta piacevole ma che non lascia molti segni. Dopo.