Dalla crudeltà dell’ultimo duca di Borgogna, la Svizzera risorse guerriera e vittoriosa. Luca Cristini racconta, in un saggio storico di pregio, le guerre borgognone che videro la Confederazione trionfare a Morat nel 1476 e ottenere la propria indipendenza.
Il 22 giugno 1476 a Morat, nell’attuale Canton Friburgo, le truppe della Confederazione svizzera, alleate della Francia dei Valois e dell’Impero degli Asburgo, sconfissero l’ultimo duca di Borgogna. La vittoria sul campo, a Morat, sancì per la Svizzera la sua completa indipendenza e la sua consacrazione di nazione guerriera invincibile. Uno straordinario volume, dello storico ed editore Luca Stefano Cristini, racconta in dettaglio, con accurate illustrazioni militari, le guerre borgognone, sino all’epica battaglia eponima per la gloria elvetica.
Le guerre borgognone, spiega nell’introduzione Cristini, furono un conflitto tra l’ultimo duca di Borgogna, Carlo I, e la dinastia dei Valois, cui apparteneva Luigi XI, sovrano di Francia. Il conflitto si svolse principalmente contro la Confederazione svizzera, alleata tanto dei francesi, quanto dell’imperatore.
Il ducato di Borgogna (che si era sempre caratterizzato per una politica aggressiva ed espansionistica nei confronti della vicina Alsazia e Lorena, cercando di unificare i possedimenti del nord con quelli meridionali era sorto nel 1032), era sorto dopo la morte dell’ultimo re di Borgogna, Rodolfo II, ma acquistò importanza solo nel 1369 quando divenne appannaggio del figlio del re di Francia Giovanni II, Filippo III detto il Buono il quale, sposandosi con la figlia del Duca di Malines, unì al suddetto ducato anche il Lussemburgo, le Fiandre e i Paesi Bassi. Divenuto “una gigantesca mezzaluna per metà dipendente dalla corona di Francia e per buona parte facente capo all’impero” (cit. p. 5), il ducato fu, sotto il regno del pacifico Filippo, in ottime relazioni con gli svizzeri, i quali dalla Borgogna traevano la maggior parte delle merci e nel 1467, gli Svizzeri siglarono anche, con Filippo, un trattato di pace. Il 15 giugno dello stesso anno, Filippo, però, morì e gli succedette il figlio, l’arrogante Carlo che già in gioventù aveva tentato il parricidio. Quando venne creato conte del Charolais,
Carlo dovette sì giurare fedeltà al re Luigi XI di Francia, ma in seguito lo umiliò sino ad imprigionarlo: Carlo così chiamato il Terribile minava a smembrare la Francia in tanti piccoli regni per poterla così dominare. Con il re di Francia sottoscrisse la pace solo al prezzo di 2.000.000 scudi d’oro, oltre all’appannaggio delle città di Boulogne, Guines, Péronne, Montdidier e Roye (10 ottobre 1465).
Il progetto espansionistico di Carlo era impressionante: “mirava” continua Cristini (p.12) “a fondare attorno alle Alpi un nuovo regno capace di dominare l’Europa centrale. Il re d’Inghilterra Edoardo IV, di cui il duca aveva sposato in terze nozze una sorella, lo doveva aiutare nell’impresa, ricevendone in premio la parte occidentale della Francia. Mentre il rimanente di questo paese, la Provenza che sperava di comperare dal vecchio duca Renato d’Angiò, la Svizzera, la Lorena, l’Alsazia e la Foresta Nera (queste ultime già opportunamente conquistate), il ducato di Milano da sottrarre all’ingrato Galeazzo Sforza, e finalmente quant’altro avrebbe potuto conquistare sulla destra del Reno, dovevano tutte essere province del suo potente nuovo regno. […] Per portare a termine questo piano ambizioso il re di Francia rappresentava il primo ostacolo da togliere di mezzo; l’imperatore, il primo “amico” da ingannare; la Svizzera il più forte baluardo da assoggettare per farne un argine insuperabile contro la feroce orda germanica dell’impero, se mai, accorgendosi d’aver perduto il primato, tentasse di recuperarlo”.
Con il cognato sul trono d’Inghilterra, Carlo proseguì imperterrito nella propria missione e diede così in sposa “l’unica sua figlia Maria, erede de’ suoi feudi e delle sue immense ricchezze, in moglie al giovane Massimiliano, figlio dell’imperatore, a patto di riceverne in ricambio la dignità di re e l’autorità di vicario imperiale per tutti i paesi sulla sinistra del Reno”. L’imperatore Federico acconsentì, senza accorgersi che Carlo lo stava ingannando: alle nozze della figlia, si senti quasi prigioniero del consuocero tanto che in un momento di distrazione colse l’occasione per fuggire in barca!. Maria e Massimiliano convolarono comunque a nozze e il frutto di quest’unione sarebbe stato Filippo il Bello.
Timore del re di Francia e consuocero dell’Imperatore d’Asburgo, Carlo fu ben presto visto come un’ombra minacciosa dai Cantoni elvetici. “Uri, Unterwald e Lucerna strinsero alleanza con quelli dell’Alto Vallese; gli abitanti dell’Alsazia supplicarono Sigismondo d’Asburgo di liberarli da quella oppressione peggiore della morte”.
La guerra ebbe inizio quando i borgognoni posero l’assedio al ribelle arcivescovo di Colonia nella piazzaforte di Neuss nel 1474: Carlo “si fece raggiungere da soldati provenienti dalla Lombardia, da Napoli, dalla Sicilia, rinforzò le piazze di frontiera verso la Francia, e all’inizio di marzo del 1471, con un’armata di ben 60.000 uomini e 400 cannoni, si portò verso il basso Reno per stringere d’assedio la cittadella di Neuss, fortissimo baluardo ove il ribelle arcivescovo elettore Ermanno si era riparato con una piccola ma agguerrita guarnigione di 1.800 soldati, risoluti di farsi seppellire sotto le rovine delle torri, piuttosto che cedere un passo al borgognone”. Nonostante l’esercito borgognone fosse “il più tecnologicamente avanzato del tempo, dotato di un’artiglieria da far invidia a tutti i suoi nemici”, l’assedio (da Cristini spiegato nei dettagli con mirabile dinamismo), si concluse in un disastro.
Luigi di Francia iniziò così a sperare che la fine, per questo rissoso vicino borgognone, fosse ormai prossima. Conscio dello scontento dei vicini più prossimi alla Borgogna, cioè i Cantoni, il re di Francia propose a costoro la tanto ventilata (e mai, sino ad allora, apertamente dichiarata) guerra al duca di Borgogna.
Luigi XI avrebbe offerto agli svizzeri 20.000 franchi all’anno in tempo di pace, e 80.000 fiorini in tempo di guerra, per tutta la durata della sua vita, in cambio del loro impegno ad assalire la Borgogna. Un’alleanza, che assicurasse i buoni rapporti degli Svizzeri con l’Austria al di là del Giura, completò il resto. La Svizzera, l’Austria e le città libere intorno al Reno si coalizzarono contro Carlo, il quale, da “Il Terribile” divenne ben presto, essendo solo contro tutti “il Temerario”. Il trattato in funzione anti borgognona concluso in Costanza il 30 marzo 1474. Alla dieta di Lucerna il 21 ottobre del 1474, la Confederazione dichiarava formalmente guerra a Carlo.
Con una sottile analisi storica e squisitezza narrativa, Cristini offre quindi un quadro cronologico del successivo e conseguente quadro bellico, dalla battaglia di Héricourt del 13 novembre del 1474, nella quale “Un gelo talmente feroce che molti soldati soffrirono il congelamento delle mani che a sua volta comportò molti casi di amputazione. Il freddo era eccezionalmente intenso tanto che minacciava i confederati di costringerli a levare il campo”(p.29) e nella quale le città alsaziane ed il duca Sigismondo d’Asburgo, unitesi in una “lega anti-borgognona”, conquistano parte del Giura borgognone (Franca Contea); al successivo assedio, sempre nel 1474, degli svizzeri contro il Paese di Vaud, allora possedimento dei Savoia, storici alleati dei borgognoni e alla conseguente conquista, da parte degli eserciti cantonali guidati da Berna di 16 città e 43 fortezze; alla battaglia de la Planta, combattuta il 13 novembre di due anni dopo e vinta dagli Elvetici, passando per quella di Grandson nel marzo del 1476, in cui Carlo il Temerario impiccò più di 400 Svizzeri ma dal cui campo di battaglia dovette, alfine, fuggire sconfitto, mentre gli Elvetici conquistavano il suo immenso bottino, per arrivare, infine, a quella, fatale ed epica per la Confederazione, di Morat, del 22 giugno 1476.
L’orbita di Carlo, crudele e temerario, era ormai discendente, e il duca giaceva malato e depresso a letto. Tuttavia, il 27 maggio, si preparò a quella che per lui avrebbe dovuto essere la sua rivincita. A Morat, invece, si compì il fato d’Elvezia: qui l’indagine di Cristini si fa intensa, incalzante, dettagliatissima. Tutti i particolari e le dinamiche della battaglia sono spiegati con dedizione e cesellati come se il lettore/studioso si trovasse catapultato nella piana ai piedi della città fortificata. Vediamo Carlo “fremere di rabbia”, incalzare i suoi a un nuovo attacco, mentre “per dieci giorni e dieci notti, poco meno di 2.000 svizzeri, riescono a tenere testa ad una degli eserciti meglio armati d’Europa. Rimangono immobili sugli spalti distrutti; impavidi davanti alla morte certa che li aspetta se non arriveranno gli agognati rinforzi”. Alla fine, la vittoria è dei “robusti montanari elvetici” (pp. 67 – 69) quegli stessi che Carlo voleva invece “spazzare via come vacche dalla loro stalla”. Gli stendardi svizzeri, tra cui il toro di Uri, sventolano sul campo di battaglia, preso dai Cantoni elvetici, mentre i borgognoni, disperati, sono ormai in rotta. La cavalleria del Temerario era cozzata contro un muro di picche elvetiche, che avevano determinato la vittoria della Confederazione.
Per i borgognoni, le perdite erano state gravissime e Carlo fu così “abbandonato” dai suoi. L’estrema ed evanescente possibilità di rivincita per il duca fu combattere, nonostante tutto, nell’esiziale e successiva battaglia di Nancy del 5 gennaio 1477, dove perse letteralmente la testa, cadendo sul campo di battaglia.
Il ducato di Borgogna cessò così di esistere ed i suoi territori finirono divisi fra la Francia e gli Asburgo. I veri vincitori della guerra furono, in un certo senso, la sino ad allora “piccola e poco considerata Confederazione Svizzera” la quale, avendo dignitosamente sempre respinto ogni accordo (rispondendo alle pacifiche proposte del duca con nuove provocazioni, assediando, come scritto, il citato Paese del Vaud), con la vittoria di Morat vide sancire il proprio periodo storico più glorioso: dopo le guerre borgognone e sino alla fine della guerra dei trent’anni la Svizzera otterrà la propria indipendenza più completa e totale, non solo dall’ormai sconfitto e estino nemico borgognone, ma anche dall’impero, “consolidando la sua fama di nazione guerriera invincibile”.
Luca Stefano Cristini; Morat 1476 – la Guerra all’Ultimo Sangue fra Carlo il Temerario e i Confederati Svizzeri, Soldiershop, Bergamo 2019