Dan Gibson– Storiografo canadese autore di una decina di libri e di numerosi articoli e rapporti circonstanziati di ricerca. I suoi scritti interessano tutti gli appassionati di storia islamica.
Infaticabile esploratore del terreno, percorre con molta cura le regioni che studia. Nel 1979, sul tracciato ferroviario del Hedjaz (Arabia Saudita), ne ha tracciato il percorso mediorientale tra Amman e Damasco. E presente sul web, e specificamente su : Nabatea.com
La “fiaba” Maometto
Nessuno studioso, neanche musulmano, lo ha accettato senza riserve anche se poi tutti lo hanno « sfruttato »… per forza, non essendoci alternativa alcuna. In proposito esiste un profluvio di scritti, ma niente di concreto da poter essere verificato. Ma pochi ricercatori concludono che si tratti di un falso completo; lo studio scientifico del materiale musulmano è solo agli albori e data dagli orientalisti del XIX secolo. Dan Gibson indica che oggi la parte fiabesca è certamente superiore della parte di verità storica.
– Un primo richiamo riguarda l’ambiente geopolitico. A partire dal 300 A.C. segnatamente con il commercio d’incenso dallo Yemen, origine del prodotto, al nord dell’Arabia i nabatei avevano creato un impero ammirevole. Per evitare le tradizionali tappe e le relative gabelle (qabala) essi disseminarono nel deserto sistemi di captazione dell’acqua e bacini di ritenuta sotterranei, nascosti. Nomadi com’erano, hanno pure messo a punto ingegnosi e originali sistemi per il calcolo della longitudine e della latitudine, ma per ottimizzare la vendita del loro prezioso carico verso il nord alcuni si sono temporaneamente sedentarizzati e hanno costruito dei magazzini-depositi protetti. In questo modo potevano mantenere forte la domanda e lo smercio dell’incenso, che serviva anche come medicinale molto richiesto in tutto l’impero romano.
Il commercio è prosperato e grazie alla loro tecnica essi sono diventati i « principi del deserto ». Così edificarono Petra, città divenuta leggendaria, oggi situata in Giordania, con sistemi efficienti d’irrigazione, giardini, vigne, mandrie e molti abitanti, sicuramente almeno 20’000 ed alcuni dicono fino a 40’000. Petra era anche un luogo di pellegrinaggio pagano.
Ma che c’entrano i nabatei ! Esiste un legame con l’islam ?
Bizzarria ?! In effetti nella massa di racconti maomettani conosciuti non si accenna mai a Petra, benché conosciutissima. L’islam sarebbe nato alla Mecca, un crocevia di carovane che all’epoca praticamente non esisteva. Le prime vestigia archeologiche e la semplice menzione su una carta geografica datano del 900. D’altra parte la Mecca nelle descrizioni della tradizione islamica è un tessuto di incoerenze e le indicazioni geologiche, geografiche e archeologiche non corrispondono assolutamente alla realtà. Ma il fatto straordinario, secondo Gibson, è che tutto combacia perfettamente con Petra !
– Dimostrazione. Oltre agli elementi di prova letterari e storici Gibson ha scoperto che fino all’anno 725 tutte le moschee umeyyadi di cui si è trovata testimonianza erano rivolte verso Petra, e in epoca più tarda verso altre direzioni: Petra, La Mecca e un asse parallelo alla linea Petra – La Mecca. Quelle degli abbassidi a partire dal 750 puntavano tutte verso la Mecca, dove la « qibla » é stata definitivamente fissata a partire dal IX secolo.
Gibson é dell’avviso che la prima « Kaaba » con la sua pietra nera fosse pure a Petra [nota : a Einsiedeln o a Monserrat no di sicuro] e che malauguratamente la città ha dovuto emigrare ed essere abbandonata a causa dei frequenti terremoti (nel 363, 419, 551 e 747). Probabilmente, a fine del VII secolo, data dell’ultimo citato, anche il santuario ha traslocato proprio quando noi siamo tenuti di sapere che la Kaaba di La Mecca sarebbe stata distrutta indi ricostruita (?!).
– Yatrib (Médina), per quel che si dà di sapere, al tempo della supposta esistenza del profeta era una semplice oasis e non un gran centro.
– Il corano afferma che migliaia di ebrei l’abitavano, ma é una favola ! È detto che hanno subito una terribile disfatta ma non ne esiste traccia alcuna. Secondo la « Sira » c’erano tre grandi tribu ebree delle quali due sono state scacciate ed una annnientata ad opera dei musulmani, ma non c’é nessuna cronaca, nessuna corrispondenza, nessuna nota, ma soprattutto il fatto che gli ebrei non avrebbero ignorato un si grande avvenimento.
– Il Corano o i corani ? Datazione incerta ! I primi sono della fine del VII secolo. Frammenti sparsi che non formano in nessun caso un libro esistono, anche parzialmente bruciacchiati e, in riguardo ai manoscritti di Saana il loro tenore é ancora incerto.
– La « doxa » islamica indica che il testo attuale di referenza é stato costituito dal califfo O(o U)thman che ne ha fatto una recensione definitiva l’anno 656, in quattro (c’é chi dice di più) copie, e ha bruciato tutto il resto del materiale utilzzato. Oggigiorno si conoscono una mezza dozzina di corani presentati come l’autentico Corano di Othman, segnatamente al Cairo, ad Istanbul, a Tachkent ma sono dei falsi – anche i paleografi musulmani ammettono che non sono dell’epoca di Othman – e tutto sta a indicare che durante le prime conquiste arabe il corano scritto non esisteva.
Le prime versioni complete apparvero che nel VIII secolo e soprattutto nel IX secolo con gli abbassidi.
Secondo ogni probabilità si tratta di un agglomerato di testi sparsi assembrati e adattati per convenienza a profitto dei dirigenti di quell’epoca per ciò che faceva loro comodo « far sapere ».
– Gli hadith. Le grandi collezioni sono di 200 a 300 anni, e anche più, posteriori ai fatti che descrivono.
Gran parte sono attribuiti ad Aïcha la bambina sposata a 7 anni e deflorata a 9 dal profeta sul cui seno sarebbe morto. Più il tempo passava più diventavano precisi e migliori erano i loro « isnad », le loro catene di trasmissione, e ciò é molto sospetto. La loro grande varietà permette alle scuole giuridiche islamiche di cimentare le loro differenze. Tutti ammettono che una parte sono delle invenzioni e gli stessi autori principali delle collezioni, Bukhari e Muslim, avanzano un piccolo per cento di aneddoti raccolti giudicati validi. Sono semplicemente delle favole basate sul corano e che sono il riflesso delle lotte d’influenza di diverse epoche.
– L’esistenza stessa del profeta é soggetta a cauzione e potrebbe essere un’invenzione. Il nome Maometto, che signica « degno di élogio », é menzionato 4 volte nel Corano e potrebbe designare delle persone differenti o essere semplicemente un titolo onorifico poiché non si trova nessuna traccia di lui contemporanea dei fatti che gli sono attribuiti fino a due anni dopo la sua presunta morte.
Sembrerebbe che allora nessuno abbia parlato di lui. In merito alle monete, la prima che portava questo nome data del 695 – ma gli arabi stessi hanno coniato e utilizzato durante dei decenni delle monete con una croce cristiana –. Se é veramente esistito dovrebbe essere nato a Petra ma in tal caso non si conosce il perché dell’assenza di una qualsiasi traccia. È dunque più che plausibile che si tratti di un personaggio oppure una specie di « amico immaginario » degli arabi di quell’epoca.
– La Sira, la prima biografia di Maometto. La si deve pure agli abbassidi. Pare che l’autore, Ibn Ishaq, sia stato delegato da Al-Mansûr negli anni 750-760 per compiere questo compito. Il corano esisteva già almeno in parte e quando si leggono i due scritti si ha subito l’impressione che la sira è stata fatta per spiegare il corano e per dargli un senso preciso. È un libro di racconti… e di conti – zeppa di liste di nomi : di gente che avrebbe attorniato il profeta, creduto in lui, aiutato, participato alle sue spedizioni – e tutti coloro che portavano questi nomi all’epoca di Ibn Ishaq ne hanno tratto prestigio, influenza politica e anche dei diritti pecuniari « commerciabili ».
Tutto ciò ha appassionato letterati e potenti ma quel che ha di più stimulato l’interesse per questa nuova religione é dovuto al voler ritornare ad un momoteismo puro, unitario, contro i dogmi vigenti in quei tempi, specialmente trinitari, legati a degli imperi in pieno declino.
Il successo iniziale dell’islam decorre da queste grandi idée ed i testi detti fondatori hanno servito semplicemente a organizzare e invalidare il risultato di questa evoluzione.
Ma, « per tornare al sodo », le ricerche storiche, letterarie e archeologiche su tutti questi soggetti tendono a dimostrare che la realtà é tuttaltro che quella dei testi religiosi !
GiPo