di Tito Tettamanti
Juso è l’abbreviazione di Jung Sozialisten. È doveroso però precisare che non si tratta di giovani della social democrazia di un tempo ma di convinti assertori delle tesi e politiche dell’estremo progressismo di sinistra.
Recentemente hanno rinnovato la presidenza. Due erano i candidati. Uno dei due candidati, Jakub Walczak, 19 anni, apprendista informatico di Berna si dichiara non binario. Precisazione inutile, pensavo io, ognuno è libero di vivere la propria sessualità nei limiti della decenza. Ma correggendomi mi hanno detto che il candidato sbandierava il fatto di essere non binario per poter contare sul voto della maggior parte dei giovani socialisti che, stando alle indicazioni date dal Presidente uscente Siegrist, si dichiarano “queer” (omosessuali e lesbiche).
È stata eletta l’altra candidata, Mirjam Hostetmann, anni 24 di Sarnen, studentessa universitaria in storia, brillante e con notevoli capacità retoriche e che non vuol essere chiamata “signora” o espressioni simili, presumo per sue opinioni sulla genetica.
Le sue convinzioni sono ben riassunte da alcune sue affermazioni tipo “più populismo e meno compromessi”, “basta, non abbiamo più tempo per l’opportunismo parlamentare”, “lo Stato borghese non tende alla giustizia”, definisce degli industriali svizzeri quali “criminali fiscali”, “approfittatori della crisi climatica”.
Dinanzi a queste preoccupanti affermazioni vi sarà la solita superficiale – o troppo comoda – reazione. Sono i soliti “bamboccioni”, chi non è stato ribelle da adolescente e così via.
Atteggiamento comodo ma errato. Impedisce per insensibilità culturale – o serve da pretesto per l’incapacità di reagire – di affrontare e confrontarsi come di dovere con idee non possiamo ignorare né sottovalutare. Questi giovani che fanno simili affermazioni sono brillanti universitari, con alle spalle semestri di studi e letture (dimentichiamo le responsabilità dei docenti….), non vanno confusi con i giovani operai di un tempo, appartengono a una diversa classe sociale, hanno scelto la politica, per la quale si sono preparati teoricamente, quale impegno di vita, per contro avranno una pesante lacuna nelle loro attività future non avendo mai operato nell’economia privata.
Li troveremo nella dirigenza dei partiti politici, nei parlamenti, nella miriade influente di associazioni e NGO affini nel pensiero di sinistra o, più tardi, quali influenti burocrati.
Gli Juso hanno già preso le leve del comando della sinistra in politica. I due co-presidenti del P.S. svizzero Cédric Wermuth e Mattea Meyer, entrambi Consiglieri nazionali, sono stati alla testa degli Juso. In Consiglio nazionale autorevoli parlamentari come Funicello, Molina, Pult, Samira Marti, che è anche Co-Presidente del gruppo, e altri hanno avuto un ruolo dirigenziale negli Juso. Hanno impedito la candidatura a membro del Consiglio federale a Daniel Jositsch (apprezzato Consigliere agli Stati del Canton Zurigo), perché social democratico, preferendogli l’impreparata signora Baume-Schneider e in altra tornata candidando uno dei loro, il Consigliere nazionale Pult.
Gli Juso hanno lanciato un’iniziativa che prevede di tassare al 50% le eredità di 50 milioni di franchi o più.
Se ne è parlato molto gli scorsi mesi e fortunatamente se ne è capita la pericolosità. Non è un “ballon d’essai”, è l’espressione dell’intenzione di portare un colpo mortale all’industria svizzera, con eredi obbligati a vendere le attività produttive, e ha lo scopo di “togliere alla casta dei ricchi i mezzi con i quali essi danneggiano costantemente l’umanità e il pianeta”. Parole che ho ripreso da WoZ, giornale di estrema sinistra.
La proposta ha già avuto un’immediata reazione con importanti industriali attivi in prima persona che sarebbero costretti a fissare il proprio domicilio fuori Svizzera per proteggere la continuazione famigliare delle loro attività.
Per far fronte a questa forma di espropriazione nessuno avrebbe i mezzi liquidi e ciò con catastrofiche conseguenze per i collaboratori, in una parola per l’economia svizzera.
Come appare ad un esame non superficiale, l’intenzione degli Juso, che riconosciamo combattono a viso aperto, è quella di rivoluzionare la Svizzera anche se ciò comporta un pesante indebolimento del tessuto produttivo industriale. Ma in ogni modo con la loro iniziativa essi hanno già ottenuto un successo.
L’introduzione di un’imposta sull’eredità, respinta dal popolo meno di dieci anni fa, viene oggi nuovamente prospettata dai soliti teorici dei compromessi della paura.
Marc Jost, Consigliere nazionale PEV (Partito evangelico svizzero) di Berna propone come reazione all’iniziativa Juso un’imposta ereditaria del 10% sulle eredità di oltre 5 milioni di franchi.
Ha ottenuto la firma di deputati di quattro partiti: socialisti, verdi, verdi liberali e Centro. Dei due firmatari per il Centro uno è il ticinese Fonio. Invece di opporre progettualità e soluzioni proprie per i problemi la strategia (o meglio la tattica) è sempre la stessa: per ammansire gli avversari seguiamoli concettualmente, facciamo nostre le loro proposte, ma un po’ meno…
Si capisce perché gli Juso – e chi la pensa come loro – con la loro determinazione e coerenza abbiano successo.