Henri Guisan, figura emblematica della Svizzera, incarna lo spirito libero di una nazione nautrale sospesa tra le vicende tempesto della Seconda Guerra Mondiale.
Nato nel 1874, divenne il baluardo della neutralità elvetica in un’Europa dilaniata dalla furia bellica. La sua ascesa al ruolo di comandante supremo dell’esercito, nel 1939, segnò l’inizio di un’era di vigile determinazione per il Paese, assediato da potenze ostili.
Guisan, dotato di un acume strategico raro, concepì il celebre Piano del Ridotto Nazionale, un progetto che prevedeva il ritiro delle truppe svizzere nelle inaccessibili e maestose Alpi, qualora l’invasione divenisse ineluttabile. Questo piano non era solo una manovra militare, ma un atto simbolico di resistenza e di fiducia nelle montagne, guardiane eterne del popolo elvetico.
La sua leadership raggiunse il culmine nel solenne Rapporto del Rütli del luglio 1940, in cui, dinanzi ai suoi ufficiali, Guisan pronunciò parole incise nella roccia della storia. Con voce ferma e cuore risoluto, riaffermò l’impegno inviolabile della Svizzera a preservare la propria indipendenza e libertà, senza cedere alle lusinghe o alle minacce dei regimi totalitari.
Guisan fu più che un generale: egli divenne il simbolo stesso dell’irremovibile volontà di un popolo a rimanere libero, avvolto dal manto delle sue montagne e guidato da un profondo senso di giustizia e pace. La Svizzera, grazie alla sua saggia e audace condotta, rimase intatta, come una stella solitaria in un cielo oscuro e turbolento. Il suo nome, inciso nella memoria collettiva, risuona come un’eco di coraggio e fermezza nelle valli e nei cuori degli svizzeri.