di Tito Tettamanti
Milei è stato nominato con sorpresa Presidente dell’Argentina. Per capire lui, i suoi atteggiamenti, le proposte è utile riandare velocemente la storia del Paese nel dopoguerra. L’Argentina era allora una delle nazioni più ricche del mondo. Purtroppo nel corso degli anni con Peron ed il suo partito arrivati al Governo è iniziata la discesa e l’impoverimento generale degli argentini. Oggi è un Paese che non ha più credito e vive grazie ai finanziamenti del Fondo Monetario Internazionale (FMI) (44 miliardi di dollari nel 2018). Povertà, inflazione (300%), disoccupazione sono le conseguenze delle politiche peroniste basate su concetti quali: i soldi ci sono, basta stamparli, se non ci sono li prendiamo dai ricchi, a tutto pensa lo Stato. Incompetente e demagogo Peron con i suoi è all’origine della catastrofe economica del Paese ma non si può dimenticare l’ottuso atteggiamento della classe dirigente di un tempo, di latifondisti avidi ed insensibili, e neppure la corruzione dei successivi dirigenti peronisti e non, civili e militari. Illuminante esempio il Presidente Kirchner e moglie Cristina, pure Presidente, con seri problemi con la giustizia.
Si era convinti che per l’Argentina, nonostante le sue possibilità, non ci fosse più rimedio quando arriva Milei, professore di economia, con teorie estreme ma sostanzialmente liberali, che propone una cura da cavallo. A mali estremi rimedi estremi, nonostante le difficoltà ed i sacrifici necessari pare che la maggioranza del Paese lo stia seguendo, sta comprendendo che è un tentativo serio di uscire dal terribile rapporto miseria-debiti. Forte è ancora l’opposizione di chi ha tutto l’interesse a mantenere le leve di comando, degli approfittatori del regime peronista nei ranghi di una pletorica burocrazia e dai ceti arroccati nel Partito Sindacato e para-governo.
Che Milei sia un originale – a partire dalla capigliatura – e che rappresenti tesi anarco-liberali, che prediliga lo scontro diretto e non eviti eccessi, anche per farsi sentire, è evidente. Va però detto che dalla situazione di sfacelo in cui ha trovato il Paese, rovinato da politiche populistiche nel senso più deleterio e sfacciatamente demagogico non ci si può salvare che con atteggiamenti estremi.
Auguriamogli successo nell’interesse di tutto il Sud America che soffre delle politiche dei Maduro, dei coniugi Ortega, marito Presidente e moglie Vice Presidente del Nicaragua. Milei, che non ha peli sulla lingua, nel suo discorso di settembre all’ONU si è espresso in modo molto diretto e polemico ed ha formulato critiche che in quelle aule nessuno osa esprimere neppure sottovoce. Ha deplorato forme di dirigismo burocratico che cercano di imporre certi modi di vita ai cittadini del mondo, criticato chi vuole risolvere i problemi della modernità con soluzioni che limitano i diritti popolari relativi alla libertà e proprietà.
Che nella critica Milei, per il quale non nascondo la mia simpatia, sia stato come suo solito estremo non lo si può negare, ma non si può neppure negare che la stessa ONU è in profonda crisi e che le considerazioni di Milei non sono prive di fondamento.
L’ONU nasce sostanzialmente dal desiderio degli USA di gestire il mondo sostituendo le parole alle armi, dibattiti e decisioni sofferte alle guerre.
Nel dopoguerra il quadro era molto più facile. Un chiaro sistema bipolare, con un unico vero potere egemone, gli USA, le aree comuniste fuori Unione Sovietica povere e sottosviluppate. Eravamo ancora nel secolo delle ideologie, gli USA speravano tramite l’ONU di poter conservare la Pax americana e la Lex americana.
Come ci insegna Huntington, dal secolo delle ideologie siamo passati a quello degli scontri di civiltà. I rapporti di forza nell’ONU sono cambiati, colpa anche dell’eccessiva arrendevolezza dei Paesi occidentali e del frazionamento del proprio fronte. Da un lato gli USA, spesso inutilmente arroganti e privi di sensibilità diplomatica verso gli unici veri possibili alleati, dall’altra quest’ultimi, Paesi europei, che indulgono ad idee progressiste che sfasciano ed a forme di irritazione anti USA.
Dei 193 Stati membri dell’ONU una chiara maggioranza non è democratica, vale a dire è retta con criteri che non si intendeva fossero quelli dell’ONU. L’eccessivo riguardo diplomatico (o atteggiamento ipocrita di illusoria convenienza) permette situazioni in virtù delle quali Paesi quali l’Iran presiedono commissioni sul rispetto dei diritti umani, l’Afghanistan critica la Svizzera perché irriguardosa nei confronti delle donne. Neppure l’ipocrisia riesce a nascondere la frattura con la realtà e coprire il ridicolo.
In settembre l’ONU all’occasione della riunione plenaria ha voluto pure descrivere la politica ed i fini che persegue tenendo il “Summit of the future”. Il solito libro dei sogni (pericolosi) che tra l’altro impone l’obbligo di integrazione non all’immigrato ma allo Stato che lo riceve!!! Se l’immigrato non vuole apprendere la lingua del Paese quest’ultimo si impegna ad imparare la sua?
È perché Guterres, il segretario generale, è di sinistra si dice. No, è perché navigato ed alto burocrate ha capito chi ha la maggioranza oggi nell’assemblea che lo ha eletto.