La morte di Edoardo II, come descritta da Christopher Marlowe nella sua tragedia Edward II (1592), è rappresentata in modo brutale, simbolico e drammaticamente intenso, riflettendo sia la violenza fisica che quella politica che permea l’intera opera.

Contesto della morte

Edoardo II, deposto dal trono per ordine della moglie Isabella e del suo amante Mortimer, viene imprigionato a Berkeley Castle. La sua caduta è il culmine di una serie di tradimenti e rivalità scaturite dalla sua politica inefficace e dalle sue relazioni con i favoriti, in particolare Piers Gaveston e Hugh Despenser. La tragedia esplora l’isolamento del re e il suo abbandono da parte di chi lo circonda.

La scena della morte

Marlowe rappresenta la morte di Edoardo in modo cruento e suggestivo. Il re, già in condizioni disumane, viene ucciso da un sicario incaricato da Mortimer e Isabella. Il metodo dell’assassinio è particolarmente macabro: un ferro rovente viene infilato nell’ano del re, in modo da non lasciare segni visibili di violenza sul corpo. Questo atto simboleggia sia la brutalità dell’epoca che la disumanità dei suoi nemici.

Il significato simbolico

L’assassinio di Edoardo II è una scena di sofferenza e martirio, che evidenzia il crollo della regalità e la disumanità del potere politico. La brutalità del metodo scelto sottolinea non solo il desiderio di Mortimer di eliminare il re, ma anche la sua intenzione di evitare scandali, mantenendo le apparenze.

Impatto drammatico

Marlowe usa la morte di Edoardo per concludere la sua tragedia in modo devastante, mettendo in luce le conseguenze del potere corrotto e delle ambizioni sfrenate. Alla fine, Mortimer viene giustiziato e Isabella ridotta in miseria, dimostrando che la violenza e il tradimento portano inevitabilmente alla rovina di tutti i protagonisti.

L’intensità della scena è un esempio della capacità di Marlowe di creare momenti teatrali che restano impressi per la loro potenza emotiva e simbolica.