di Martino Mora

Leggo che un’artistoide di Vicenza, Elena Ketra, afferma di essere “sologama”.

Convive con un “compagno” (gergo della neolingua per indicare il convivente more uxorio) ma, poiché ama davvero solo se stessa, ha “sposato” se stessa e non il “compagno”.

La stampa liberal, che ama spasmodicamente tutto ciò che è distorto, deviato e sottosopra, ha ovviamente dato grande risalto a questo lucido delirio.

Delirio certamente. Ma in fondo lucido. Perché non fa una piega. Chi si ama infatti si sposa, non convive. Il proliferare della convivenza more uxorio testimonia l’incapacità sempre più diffusa di amare veramente l’altro.

Ovviamente i matrimoni di Sodoma sono l’eccezione che conferma perfettamente la regola, in quanto sono solo una rivendicazione egoistica a scimmiottatura del matrimonio vero.

Il problema è che la signora Ketra (anzi “signorina” all’anagrafe) ama solo se stessa. E quindi sposa (simbolicamente) se stessa.

Poiché conosco i miei polli, anzi le mie galline, ho sentito subito puzza di zolfo. Ricordo bene le parole di Antony LaVey (1930-1997) il fondatore ebreo-californiano del satanismo contemporaneo . LaVey sosteneva che l’unica vera festa del buon satanista è il suo compleanno, poiché il satanista oltre al demonio adora solo il proprio Ego.

Del resto per Sant’Agostino, gigante sommo delle fede e del pensiero, che di queste cose se ne intendeva, la Civitas Diaboli nasce dall’amore di sé spinto fino al disprezzo di Dio.

Faccio quindi una breve ricerca e scopro che la “signorina” Ketra ha intitolato “Lo sguardo di Lilith”una sua mostra. E Lilith come sappiamo è la capessa dei diavoli di cui parla la Cabala Ebraica.

Dopo Elena Cecchettin ecco quidi un’altra Elena che odora parecchio di zolfo, nuova beniamina della stampa liberal-progressista.

Benvenuti nel mondo della spiritualità alla rovescia e del misticismo capovolto.

Martino Mora