di Giacomo Broggi


Se il Simposio della Fed di Kansas city ha evidenziato l’importanza del contenimento dell’inflazione nella politica monetaria, nuove sfide giungono all’orizzonte.


Da un lato, la proposta di una moneta digitale emessa dalle banche centrali, centralizzata, potenzialmente programmabile, col rischio per la prima volta nella storia di una moneta “a scadenza” mentre lo scopo valutario nasce per conservare il valore nel tempo.


Dall’altro, le cosiddette criptovalute, come bitcoin e altre, il cui successo nel lungo periodo dipenderà probabilmente se riusciranno ad affiancare il contante come mezzo di pagamento peer to peer.
Attualmente proposte come riserva di valore scambiabile ma alla ricerca di una legittimazione ‘politica’ come moneta a corso legale.

La sfida che si prospetta sarà tra una valuta digitale centralizzata e controllabile dall’autorità monetaria e la possibilità di moneta digitale “privata” che possa essere scambiata direttamente tra gli agenti economici (persone, attività commerciali) così come attualmente avviene con il denaro contante, benché con la moneta unica europea sia venuta meno la dicitura “pagabili a vista al portatore”, che ne garantiva la teorica riconversione con l’oro presente nei caveau della Banca d’Italia