Mentre il mondo assiste a una crescente rivalità tra i blocchi geopolitici, il sottosuolo iraniano si rivela un nuovo campo di battaglia silenzioso: quello delle risorse minerarie strategiche. Negli ultimi mesi, l’Iran ha annunciato importanti scoperte di minerali rari, cruciali per la difesa, l’industria tecnologica e l’energia rinnovabile. Una svolta che attira ora l’attenzione — e la preoccupazione — di Washington e dei suoi alleati occidentali.
La scoperta dell’antimonio: un minerale chiave per il futuro tecnologico
Nel marzo 2025, dopo dieci anni di esplorazioni condotte dall’Iranian Mines and Mining Industries Development and Renovation (IMIDRO), l’Iran ha annunciato il ritrovamento di un gigantesco giacimento di antimonio nelle province orientali del Sistan e Baluchistan, al confine con il Pakistan e l’Afghanistan. Si tratta di 7.000 tonnellate di questo raro semimetallo, elemento sempre più richiesto per applicazioni avanzate: dalle celle solari alle batterie per lo stoccaggio energetico, fino ai sistemi d’arma più sofisticati.
L’antimonio gioca un ruolo cruciale nella difesa. Il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti lo utilizza in oltre 200 sistemi di armamento: detonatori, inneschi, munizioni perforanti, visori notturni e indumenti ignifughi. Ma non meno importante è il suo impiego nelle tecnologie green: migliora l’efficienza delle celle solari in perovskite e costituisce un componente chiave nelle batterie a metallo liquido per l’accumulo e la stabilizzazione della rete elettrica.

Un mercato globale sotto scacco cinese
A rendere il quadro ancora più delicato è la dipendenza mondiale dalle forniture cinesi. Oggi Pechino controlla oltre il 50% dell’estrazione e l’80% della lavorazione globale di antimonio. Recenti restrizioni all’export varate dalla Cina — ufficialmente per ragioni di sicurezza — hanno fatto schizzare il prezzo oltre i 55.000 dollari a tonnellata, con un aumento del 350% rispetto ai valori del 2024.
Gli Stati Uniti, sempre più consapevoli della loro vulnerabilità in questo settore, stanno tentando di diversificare l’approvvigionamento con massicci investimenti interni (come il progetto Perpetua Resources in Idaho) e con accordi minerari alternativi. Tuttavia, la disponibilità globale resta fortemente dominata dal blocco sino-russo e dai pochi partner che orbitano attorno a questo asse strategico. Ora l’Iran si affaccia come un nuovo, potente fornitore in questo mercato già tesissimo.
Iran, Russia e Cina: la nuova “Via della Seta mineraria”
La scoperta iraniana non avviene nel vuoto geopolitico. L’Iran, oggi pienamente integrato nei BRICS e sempre più vicino a Mosca e Pechino, sta ridefinendo la propria politica industriale, puntando meno sul petrolio e più sulla ricchezza del proprio sottosuolo.
Un elemento chiave di questa strategia è la crescente interconnessione logistica con Russia e Cina. A fine 2024 è stata inaugurata la grande ferrovia internazionale che collega l’Iran settentrionale con il Caucaso russo e i corridoi cinesi, nell’ambito del più vasto progetto della Nuova Via della Seta (Belt and Road Initiative). Questa infrastruttura ferroviaria consente ora ai minerali iraniani di viaggiare rapidamente verso i mercati orientali, aggirando i canali controllati dagli alleati occidentali e dai loro blocchi commerciali.
Per Teheran, l’alleanza con Pechino e Mosca significa accesso garantito a mercati, investimenti e tecnologie per lo sviluppo minerario e industriale; per Washington, un ulteriore tassello di un mosaico geopolitico che riduce gli spazi di manovra dell’Occidente.
Una sfida strategica per gli USA e l’Europa
L’antimonio iraniano è solo la punta dell’iceberg di una partita più ampia: quella dell’accesso alle terre rare e ai minerali strategici del XXI secolo. Il mercato globale della difesa, che nel 2024 ha raggiunto i 2,46 trilioni di dollari, dipende sempre più da questi elementi critici. Gli USA, l’Unione Europea, il Giappone e l’Australia lo hanno già inserito nelle liste nazionali dei materiali «critici» per la sicurezza nazionale. Ma l’80-90% dell’offerta globale è ancora nelle mani del blocco sino-russo e dei suoi partner emergenti.
In questo scenario, l’Iran sta trasformando il proprio ruolo da produttore marginale a snodo strategico, sfruttando la sua posizione geografica e le alleanze geopolitiche per diventare un nuovo fulcro delle catene di fornitura globali nel settore più delicato e conteso dell’economia del futuro.
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Liliane Tami con supporto AI