Roberto Siconolfi

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Il cessate il fuoco tra Iran e Israele è l’ultimo atto di uno scenario geopolitico e di guerra complesso, quello del Medio Oriente, uno scenario ovviamente non definitivo, ma che almeno per ora sembra essersi fermato.

Donald Trump lo saluta come una grande vittoria delle sue capacità diplomatiche, e in effetti il tutto riesce a mettere insieme interessi e ragioni di tutti gli attori in campo, da Israele all’Iran alla Russia, mediatrice dietro le quinte.

Tre riflessioni, la prima è che gli USA trumpiani, almeno nella loro intenzione, ed eccetto alcuni settori dell’amministrazione, vogliono normalizzare e pacificare gli scenari internazionali e non amplificarli.

La seconda è che Trump non è questo pazzo, schizoide, ecc. come definito dal circuito mainstream ma anche dagli analisti della controinformazione, ma un uomo che attua tecniche precise di contrattazione fondate sul caos, lo spettacolo, gli annunci roboanti, la performance preparata e spettacolare come nel wrestling, di cui è grande amante.

La terza è che i fatti di politica internazionale andrebbero visti non alla luce delle categorie emotive, della serie “se Trump non fa questo ma fa quest’altro allora è cattivo…”, né tantomeno alla luce delle categorie geopolitiche solite (anti-americanismo, eurasismo, ecc.), secondo le quali da un lato abbiamo la squadra dei “buoni” (Russia, Cina, Iran, Hezbollah, Hamas, ecc.), dall’altra dei “cattivi”(USA e Israele).

La dimostrazione di ciò è che la Russia è intervenuta, giustamente, lo stretto necessario nella vicenda, come anche la Cina, senza queste grandi levate di scudi pro-Iran.

Gli equilibri, i fattori, sono molteplici da comporre, e vi è anche, o soprattutto, l’interesse di parte, razionale, economico, rispetto a certe ideologie, secondo me anche abbastanza sconosciute agli attori in campo.

E sinceramente, io preferisco uno scenario normalizzato, pacificato a certi apocalittici scontri tra “bene e male”…