Anche gli antichi Romani guardavano le stelle cadenti, talvolta traendone una straordinaria funzione politica, come accadde al giovane e carismatico Gaio Giulio Cesare Ottaviano Augusto.
La morte di Caio Giulio Cesare, avvenuta alle Idi (15) di marzo del 44 a.C. suscitò un enorme pathos collettivo.
La situazione a Roma, dopo la morte del dictator perpetuus, era particolarmente difficile: i cesaricidi si asserragliarono in Campidoglio, mentre la fazione cesariana tentava di riorganizzarsi dopo l’assassinio di Cesare.
In questo contesto cominciò ad emergere il giovane pronipote del defunto
conquistatore della Gallia, il quale, sorprendentemente, venne designato
come erede nel testamento di Cesare e adottato ufficialmente.
Il diciannovenne Gaio Ottavio divenne così Gaio Giulio Cesare Ottaviano.
Il giovane sapeva bene che, accentando il testamento di Cesare,
egli sarebbe sceso direttamente in campo in una Roma che avrebbe presto visto riaccesa la grande disputa per il predominio.
Ma come poteva un ragazzo di diciannove anni riuscire ad emergere in un contesto costellato da personaggi di grande esperienza?
Il futuro imperatore di Roma compensava la sua mancanza di esperienza con un’intelligenza politica assolutamente fuori dal comune: la prima, e decisiva mossa, doveva essere quella di accrescere il suo prestigio personale.
Il genio politico del futuro Augusto lo si può vedere nella sua incredibile
capacità di sfruttare al massimo qualsiasi contingenza.
Poco tempo dopo
l’assassinio di Cesare, il giovane Ottaviano si impegnò per rendere omaggio alla figura del defunto padre adottivo istituendo dei giochi in sua memoria chiamati Ludi Victoriae Caesaris tra il 20 e il 30 luglio del 44 a.C.
Quello che avvenne durante questo evento lo lasciamo raccontare
direttamente da Svetonio: “[…] durante i primi giochi che Augusto, suo erede, celebrava in suo onore, dopo la consacrazione, una cometa rifulse per sette giorni di seguito, sorgendo verso l’undicesima ora e si sparse la voce che fosse l’anima di Cesare accolta in cielo” (“Vita Divi Iuli”, 88).
La cometa che apparve fu la grande fortuna di Ottaviano: sfruttando questo evento che, al tempo, appariva come di origine divina, egli riuscì a divinizzare il defunto padre adottivo, che da ora sarebbe stato riconosciuto come Divus (ovvero divino) Iulius e, di conseguenza, lo stesso Ottaviano sarebbe divenuto il figlio di un dio (Divi filius).
Augusto così riuscì ad emergere immediatamente nello scacchiere di quelle che andavano a costituire le ultime guerre civili ottenendo un carisma senza pari: egli, che già aveva fatto spargere la voce di essere in realtà figlio spirituale di Apollo (Svetonio, “Vita divi Augusti”, 94), ora diveniva un uomo dall’ascendenza divina.
Tale procedimento di “trasformazione in più che uomo” si completerà quando il 16 gennaio 27 a.C. egli assumerà il nome di Augusto, ovvero l’innalzato.

Articolo scritto e rielaborato dalla pagina facebook e Instragram”Impero Romano”