Un’articolo di Maria Rătescu,

Allieva nella dodicesima classe presso il Liceo Internazionale King George di Bucarest, Romania

Il vertice del 15 agosto 2025 tra il presidente degli Stati Uniti Donald Trump e il presidente russo Vladimir Putin ad Anchorage, in Alaska, era molto atteso, ma non ha prodotto i risultati diplomatici che molti speravano. Nonostante la cornice spettacolare e l’atmosfera attentamente orchestrata, i colloqui non sono riusciti a produrre un accordo concreto su un cessate il fuoco in Ucraina, e la brevissima conferenza stampa finale ha confermato l’assenza di reali progressi.

La guerra in Ucraina è rimasta il tema centrale dell’incontro. Il presidente russo ha insistito sulla necessità di affrontare le “cause profonde” del conflitto, rifiutandosi di limitarsi a un semplice cessate il fuoco. I suoi gesti sono stati forse tanto espressivi quanto le sue dichiarazioni. Alla domanda sulla possibilità di un cessate il fuoco, è apparso visibilmente turbato, con una smorfia sottile, segno che tale opzione non rientrava nelle sue priorità.

Al contrario, Donald Trump, che inizialmente aveva promesso una tregua rapida, ha preferito adottare un linguaggio più ampio, parlando di “pace globale” ed evitando di insistere su un accordo specifico. Questo cambio di posizione è stato interpretato da molti osservatori come un avvicinamento alla linea del Cremlino. Allo stesso tempo, Trump ha dichiarato al presidente ucraino Volodymyr Zelensky di dover “trovare un’intesa”, sottolineando la differenza di potere tra Russia e Ucraina, una dichiarazione che ha suscitato preoccupazione tra gli alleati europei.

Il vertice non è stato privo di momenti memorabili. In un momento che è già diventato virale sui social media, Vladimir Putin ha sorriso e ha detto ironicamente: “La prossima volta a Mosca”, un invito che ha suscitato qualche sorriso nella sala ed è stato interpretato come una dimostrazione di fiducia di fronte al presidente americano.

Senza un accordo e senza nemmeno un quadro chiaro per i negoziati, il vertice in Alaska ha sollevato più interrogativi di quanti ne abbia risolti. L’amara ironia rimane che Donald Trump, che nella campagna elettorale del novembre 2024 si è presentato come il leader capace di “porre fine a tutte le guerre”, non è riuscito a raggiungere nemmeno un consenso dopo otto mesi alla Casa Bianca. Pertanto, l’incontro di Anchorage rientra più nel regno dello spettacolo politico che in quello della diplomazia effettiva, con un risultato palpabile: rafforzare l’immagine di Vladimir Putin e minare la credibilità delle promesse americane.