XXI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – ANNO C
Vangelo di Luca oggi ci parla della porta stretta. Gesù ci invita a sforzarci per entrarvi, perché non tutti riusciranno a passare. A prima vista, questo linguaggio sembra duro: la porta è stretta, e dunque difficile, quasi impossibile da attraversare. Ma cosa significa per noi, oggi?
La porta stretta non è un passaggio angusto che ci soffoca: essa diventa ampia solo se il nostro cuore si dilata nell’amore. Non è questione di penitenze esteriori o di riti di mortificazione. In passato, alcuni cristiani indossavano il cilicio per infliggersi dolore, pensando che fosse il cammino della santità. Cristo però ci ha rivelato altro: “Misericordia voglio, e non sacrifici”. Già il profeta Osea, dell’Antico testamento, ci aveva spiegato che la via della santità non è l’infliggere una punizione, ma il saper perdonare. Non sono i gesti esteriori a salvarci, ma la capacità di amare, di perdonare, di avere compassione.

La porta stretta è dunque l’incontro tra le nostre fragilità e l’amore di Dio che ci trasforma. Perché è più difficile perdonare che infliggersi una ferita; è più arduo amare chi ci ha fatto del male che portare un peso sul corpo. La vera penitenza è imparare ad amare anche attraverso le difficoltà e il dolore, lasciando che queste esperienze diventino occasioni di maturazione interiore e di apertura del cuore.
Pensiamo al matrimonio, di cui il papa leone XIV parlava con sapienza profonda: vivere insieme non significa solo gioire dei momenti sereni, ma affrontare le prove con pazienza e perdono. Anche il tradimento — una delle ferite più dolorose del cuore umano — può diventare, seppur nella sofferenza, un passaggio attraverso la porta stretta. Perdonare in questi casi non è facile, eppure proprio lì si manifesta l’amore trascendentale, quell’amore che va oltre le logiche umane, perché si radica in Dio.
Passare per la porta stretta significa dunque scegliere l’amore che perdona. È la capacità di vedere in chi ci ferisce non solo l’offesa, ma anche l’uomo o la donna che Dio continua ad amare. È il coraggio di ricominciare, di non chiudere il cuore ma di lasciarlo dilatare.
Così la porta stretta si trasforma: da varco soffocante a cammino di libertà, da limite a occasione di grazia. Solo l’amore apre lo spazio per passare, perché chi ama entra sempre nel Regno di Dio.