Luca del Zotti

Ronald Reagan, quarantesimo presidente degli Stati Uniti, è stato uno dei leader più carismatici e influenti del XX secolo. La sua figura è entrata nella storia non soltanto per le scelte politiche adottate durante gli otto anni di presidenza, ma soprattutto per la visione che seppe incarnare e trasmettere al popolo americano e al mondo. A distanza di decenni, la domanda che ci si pone è se il suo pensiero e le sue idee possano ancora avere un significato nell’attuale scenario politico, economico e sociale. La risposta, osservando le dinamiche del presente, sembra essere positiva. Reagan non fu semplicemente un politico del suo tempo, ma un leader che riuscì a proporre principi universali, ancora oggi capaci di parlare a un’epoca segnata da crisi di fiducia, polarizzazione e insicurezza globale.

Uno dei capisaldi del reaganismo fu la fiducia nella libertà economica come strumento di emancipazione e prosperità. Con le sue politiche di deregolamentazione, tagli fiscali e sostegno all’impresa, Reagan mirava a restituire agli individui la possibilità di decidere del proprio futuro. “Il governo non è la soluzione ai nostri problemi, il governo è il problema” fu una delle sue frasi più celebri e provocatorie, che sintetizzava una visione di politica economica basata sulla riduzione dell’ingerenza statale. Oggi, in un contesto in cui molti Paesi si trovano schiacciati da debiti pubblici crescenti, apparati burocratici invasivi e sistemi fiscali percepiti come oppressivi, quel messaggio mantiene intatta la sua forza. Leader come Javier Milei in Argentina si rifanno esplicitamente a Reagan quando parlano di ridurre lo Stato e liberare le energie dell’economia. Allo stesso modo, anche in Europa, il dibattito tra crescita e austerità, tra libertà economica e vincoli regolatori, riecheggia in maniera evidente la dialettica avviata negli anni ’80 dall’esperienza reaganiana.

Un altro aspetto fondamentale della sua attualità riguarda i valori. Reagan credeva profondamente che una nazione non potesse vivere soltanto di economia, ma avesse bisogno di radici e principi condivisi. La sua immagine degli Stati Uniti come “città splendente sulla collina” era un richiamo a una missione morale e culturale, capace di unire un popolo in un progetto comune. Oggi, nell’Occidente segnato da frammentazione sociale, conflitti identitari e polarizzazione politica, quel richiamo appare più che mai necessario. Giorgia Meloni, ad esempio, insiste sul valore della famiglia, della patria e dell’identità nazionale, temi che trovano una chiara continuità con il pensiero reaganiano. Reagan non parlava di valori come nostalgia del passato, ma come base di una società coesa e capace di guardare al futuro senza smarrire la propria anima.

Sul piano internazionale, l’attualità di Reagan emerge con forza. Negli anni della Guerra Fredda, egli seppe affrontare l’Unione Sovietica con una miscela di fermezza e pragmatismo. La sua scelta di rafforzare la difesa americana, unita a una retorica limpida contro il comunismo, non lo rese un guerrafondaio, ma un leader credibile, capace al tempo stesso di dialogare con Gorbaciov e di contribuire al crollo del muro di Berlino. Oggi, con la Russia di Vladimir Putin impegnata in una guerra contro l’Ucraina e la Cina di Xi Jinping in competizione con l’Occidente per la leadership globale, la lezione di Reagan è più che mai utile. La sua capacità di unire fermezza e dialogo, di credere che la libertà fosse non solo un interesse americano ma un valore universale, resta una bussola per affrontare i conflitti attuali senza cadere né nell’ingenuità né nel cinismo.

La comunicazione fu forse il tratto più distintivo della sua presidenza. Reagan, soprannominato “The Great Communicator”, sapeva parlare al cuore degli americani con un linguaggio semplice, diretto e ottimista. In un’epoca in cui la politica tende a essere percepita come fredda, tecnocratica e distante, la sua capacità di suscitare fiducia e speranza resta un modello. Leader come Donald Trump hanno in parte cercato di ricalcare quella forza comunicativa, puntando sul contatto diretto con il popolo, sebbene in forme molto più divisive e conflittuali. Al contrario, Reagan riusciva a unire più che a dividere, trasmettendo l’idea che il futuro fosse un’opportunità e non una minaccia. Questa dimensione di ottimismo politico appare oggi preziosa in un mondo dove domina il linguaggio della paura, della crisi e del pessimismo.

Il parallelismo con i leader contemporanei permette di comprendere meglio l’attualità del reaganismo. Giorgia Meloni, pur in un contesto molto diverso, riprende la centralità dei valori nazionali e della leadership forte, parlando spesso della necessità di difendere l’identità e di rilanciare l’orgoglio dell’Italia. Javier Milei in Argentina si ispira esplicitamente alle politiche economiche liberali di Reagan, adattandole alla sua realtà con toni più radicali. Donald Trump, pur non avendo la stessa eleganza comunicativa, ha fatto del richiamo al “Make America Great Again” un’eredità diretta del patriottismo reaganiano. In Europa, figure come Margaret Thatcher hanno camminato accanto a Reagan, e oggi i loro principi tornano al centro di un dibattito su come l’Occidente possa sopravvivere in un mondo multipolare.

Reagan non è dunque un personaggio relegato al passato, ma un riferimento vivo per comprendere e interpretare il presente. Le sue idee sulla libertà economica, sui valori condivisi, sulla fermezza internazionale e sulla comunicazione politica rimangono strumenti utili per affrontare le sfide di oggi. Se il mondo attuale è attraversato da insicurezza economica, guerre e crisi identitarie, la lezione reaganiana invita a credere che la politica possa ancora essere una guida, capace di trasmettere fiducia invece che paura.

La sua eredità è sintetizzabile in una convinzione: la politica non deve limitarsi ad amministrare, ma deve offrire una visione. Ronald Reagan, con le sue parole e le sue scelte, seppe farlo. Ed è per questo che la domanda iniziale trova una risposta chiara: sì, Reagan è ancora attuale, perché i suoi principi toccano corde universali che restano valide in ogni tempo. La libertà, la fiducia, l’orgoglio nazionale e la speranza sono beni che nessuna epoca può permettersi di abbandonare.