Di Jean Olaniszyn
Negli anni ’70 a Parigi, nel 16e arrondissement, in Avenue Victor Hugo (nome dato nel 1881 in onore del poeta, scrittore e politico Victor Hugo), nel mio “Atelier Le Cep de Vigne” avevo creato un Centro per gli studi degli insegnamenti di George Ivanovich Gurdjieff (1866-1949) con anche la partecipazione di diversi allievi seguaci di Olgivanna Lloyd Wright (*) moglie del famoso architetto Franck Lloyd Wright (1867-1959).
(*) Olgivanna Lloyd Wright (1898.1985) nel 1965 aveva soggiornato con alcuni architetti della scuola di Taliesin (Arizona, USA), a Montagnola (Canton Ticino) dove disegnarono dei progetti per delle ville sulla Collina d’Oro e dintorni, ma anche un prototipo per un battello sul Lago di Lugano, disegnato dall’architetto Jerry Barrell Rice.
Il mio atelier parigino era frequentato da personaggi straordinari e con alcuni di questi ho intrapreso delle ricerche sulla Parigi misteriosa, sui luoghi segreti dei Templari. In particolare, con l’amico e maestro Jacques Bergier (scienziato e alchimista), eravamo andati alla ricerca dei luoghi dove soggiornarono famosi alchimisti, a cominciare da Nicolas Flamel (1330-1418, date incerte) personaggio eclettico che ha lasciato molte tracce relative alla sua ricerca della Pietra Filosofale.
Già qualche anno prima, nel 1966, avevo potuto visionare in una biblioteca – conservata da una coppia di anziani alchimisti in un maniero situato nella Charente-Maritime – dei testi manoscritti di Nicolas Flamel provenienti dalla biblioteca di Voltaire. Durante le mie letture mi imbattei in un libro con appunti, numeri e simboli riferiti alla Grande Opera, che i due castellani mi dissero essere stati scritti da Isaac Newton, scienziato e alchimista.
La fortuna di Nicolas Flamel alchimista
La leggenda di Nicolas Flamel affonda le sue radici in un’opera scritta dall’alchimista tra il 1399 e il 1413: ” Livre des figures hiéroglyphiques”. Flamel una notte avrebbe fatto un sogno in cui un angelo gli mostrava un libro straordinario intitolato “Abramo l’Ebreo”, che qualche tempo dopo avrebbe materialmente ricevuto da uno sconosciuto. Dopo averlo acquistato si accorse però di non poterlo leggere, in quanto scritto in una lingua sconosciuta, che poi si rivelò essere l’ebraico, a lui incomprensibile. Per anni Flamel s’impegnò, insieme alla moglie, a comprendere il manoscritto, consultando diversi studiosi, tra cui anche un certo maestro Anselmo, un accademico esperto di discipline ermetiche, sempre senza successo. Purtroppo in Francia non c’erano studiosi ebrei che potevano aiutarlo, essendo stati questi espulsi in seguito alle persecuzioni. Ispirato nuovamente dall’angelo, Flamel si recò in pellegrinaggio a Santiago de Compostela portando con se il libro. Nel viaggio di ritorno incontrò a Leon un medico ebreo convertitosi al Cristianesimo che si faceva chiamare Maestro Cances, il quale acconsentì di accompagnare Flamel verso Parigi, ma il maestro morì prima di arrivare a Parigi, preso Orleans. Tuttavia grazie alle spiegazioni e istruzioni avute lungo il cammino riguardanti il libro misterioso, Flamel riuscì a decifrare completamente il manoscritto, che si rivelò un trattato alchemico intitolato “Libro di Abramo il Giudeo”. In seguito a questa conoscenza il 17 Gennaio 1382, Flamel ottenne la Pietra Filosofale, moltiplicando notevolmente il suo patrimonio. Dopo aver appreso dell’improvvisa grande fortuna di Flamel, il Re di Francia Carlo VI (1368-1422) incaricò il suo tesoriere di compiere delle indagini. Fu allora che Flamel avrebbe rivelato la “verità” sulla sua fortuna al tesoriere reale Jacques Cœur (1398-1454) dicendo che aveva scoperto il segreto della Pietra Filosofale. Guarda caso Jacques Coeur fece successivamente fortuna nel commercio dei metalli, alimentando le voci che era stato istruito da Flamel.
La vita di Nicolas Flamel
Esistono dei personaggi che sono leggendari, eppure la loro fama è circoscritta ad un ristretto gruppo di conoscitori. Uno di costoro è certamente Nicolas Flamel, scrivano ed alchimista francese vissuto a Parigi tra il XIV ed il XV secolo.
Flamel nacque nel 1330 (data incerta) a Pontoise, nella Val d’Oise, a circa 30 km da Parigi dove giunse (non si conosce la data esatta) per esercitare la professione di scrivano, copista e miniaturista presso una bottega situata nei pressi della Chiesa di Saint-Jacques-le-Boucherie. All’inizio della sua carriera conobbe Dame Pernelle di alcuni anni più anziana di lui e già vedova per due volte. I due convolarono a nozze nel 1368. Nicolas divenne libraio e giurato per conto dell’università, una posizione privilegiata in un’epoca in cui l’analfabetismo era ampiamente diffuso e l’istruzione era apporto di pochi. Malgrado i guadagni importanti frutto della sua attività, ai quali si aggiunse il notevole patrimonio della moglie Pernelle, la coppia fece una vista modesta e devolvettero parte del loro denaro in opere benefiche, realizzando scuole, ospedali, ricoveri per bisognosi, e restaurando chiese e monumenti. Dopo la morte della mogie Pernelle nel 1397, Flamel si trasferì in una nuova casa, donando quella vecchia come ricovero per poveri. Nel 1418 anche Nicolas passò a miglior vita. Venne seppellito secondo le sue volontà, espresse in un testamento redatto due anni prima e datato 22 Novembre 1416, nella Chiesa di Saint-Jacques-la-Boucherie, in una tomba la cui lastra di copertura era stata progettata dallo stesso Flamel. La tomba di Flamel venne più volte profanata e danneggiata da avventurieri alla ricerca di qualche fantomatico tesoro, infine definitivamente smantellata insieme alla chiesa. L’unica a salvarsi dalla distruzione è stata la sua lastra tombale, che oggi si trova esposta all’interno del Hôtel de Cluny, costruzione del XV secolo che dal 1848 ospita il Museo Nazionale del Medioevo.
Numerose sono anche le leggende che vedrebbero Flamel non realmente morto, ma diventato immortale grazie ai poteri della sua Pietra Filosofale. Egli, dunque, avrebbe solo cambiato identità nel corso dei secoli, assumendone via via di nuove: l’ultima di queste, nel XX secolo, secondo taluni sarebbe stata quella del misterioso adepto Fulcanelli.
Un altro ben noto filone leggendario è quello che vedrebbe Nicolas Flamel come Nautonnier (ossia Gran Maestro) del Priorato di Sion, il mitico ordine segreto nato a Gerusalemme ai tempi di Goffredo di Buglione, come elite segreta all’interno della gerarchia templare. Significativa è a questo proposito la data del 17 gennaio che Flamel annota come data della sua riuscita della Grande Opera e che costituisce un giorno importante che riecheggia spesso in tutte le vicende legate al Priorato. Naturalmente non esistono prove storiche dell’esistenza del Priorato, anche se, almeno come credenza la teoria della discendenza di Gesù avuta da Maria Maddalena e di un ordine segreto creato per preservarne la memoria ha da sempre serpeggiato come una “corrente di pensiero sotterranea” diffusa negli ambienti esoterici e massonici di ogni tempo.
La più antica casa di Parigi, Rue de Montmorency, numero 51
L’ultima residenza di Flamel a Parigi fu la casa che fece costruire nel 1407 in Rue de Montmorency, al civico 51, il cui piano terra era dedicato al commercio. I piani superiori offrivano alloggio gratuito ai poveri a condizione che recitassero un Padre Nostro e un’Ave Maria mattina e sera per Nicolas Flamel e sua moglie Pernelle.
La stretta via in cui si trova la casa è una delle traverse di Rue du Temple, perciò la casa si trova nel contesto di quello che fu l’antico Quartiere del Tempio parigino. Nel 1900, nell’ambito dell’Esposizione Universale, il Comune di Parigi decise di restaurare la casa di Nicolas Flamel, considerata la più antica di Parigi, restaurando la facciata storica e inserendola nella lista dei monumenti nazionali. A dispetto delle ultime volontà di Flamel, la casa non divenne mai un ospizio per i poveri, ma venne venduta a privati che la trasformarono nella “Taverna Nicolas Flamel”.
Nel 2007, lo chef franco-libanese Alan Geaam è diventato proprietario dell’Auberge Nicola Flamel” che occupa il piano terra e il primo piano della casa offrendo una cucina francese gourmet che trae ispirazione dai secoli di storia che hanno plasmato questo iconico luogo della capitale.
La stele di Nicolas Flamel e i suoi poteri
La stele (cm 58 x 44,5) menziona le donazioni di Flamel a chiese e ospedali parigini: “Il defunto Nicolas Flamel, già scrittore, lasciò nel suo testamento a questa chiesa alcuni affitti e case, che aveva acquisito e acquistato durante la sua vita, per celebrare determinati servizi divini e distribuire denaro ogni anno tramite elemosine all’ospedale Quinze Vingt, all’ospedale’Hôtel Dieu (il più antico ospedale della capitale francese) e ad altre chiese e ospedali di Parigi. Preghiamo qui per il defunto”.
La stele di Nicolas Flamel persa dopo la distruzione della sua tomba, fu reperita da un antiquario presso un fruttivendolo. Fu poi acquistata dalla Città di Parigi nel 1839 che la cedette nel 1845 al Museo di Cluny, oggi Museo del Medioevo.
Nella stele di Flamel gli alchimisti vi percepivano segni legati ai suoi insegnamenti e credevano che possedesse tre virtù: poteva trasformare i metalli in oro, poteva curare le malattie, poteva concedere l’immortalità. Ovviamente per chi riusciva a capire e interpretare il testo esoterico.
Anche le misteriose iscrizioni sulle case di Flamel, sulle sculture e sui monumenti costruiti dallo stesso, alimentarono la sua leggenda. Questo è particolarmente vero per il Portico di Flamel nel Cimitero degli Innocenti.
Immagini:

Abitazione di Nicolas Flamel, la più antica casa di Parigi in Rue de Montmorency, numero 51.
Acquerello su carta dell’artista Georges Henri Manesse (1854-1942), conservato al Musée Carnavalet di Parigi.

Nicolas Flamel, ritratto immaginario. Non esiste un vero ritratto di Flamel, il ritratto immaginario più conosciuto è quello realizzato dall’incisione di Balthasar Moncomet (1600-1670).

Auberge Nicolas Flamel, Paris, in Rue de Montmorency, numero 51.
La facciata della casa più antica di Parigi è stata iscritta nei monumenti storici nel 1911.
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La stele (pietra tombale) di Nicolas Flamel, conservata nel museo di Cluny a Parigi.

Testamento di Nicolas Flamel, redatto su pergamena il 22 novembre 1416, conservato alla Biblioteca Nazionale di Francia,