Giornata il cui ricordo è da incorniciare, oltre che da tramandare ai posteri, quella di sabato scorso 20 settembre – il clima di festa fortunatamente ha fatto passare in secondo piano il fatto che fosse il giorno anniversario dell’onta di Porta Pia – presso l’aulica località di San Godenzo, tra i luoghi toccati durante l’esilio da padre Dante, in provincia di Firenze – più precisamente, sul confine tra il capoluogo toscano, il territorio aretino e quello, già emiliano, del forlivese -, dove in un centinaio circa, persona più, persona meno, sono convenuti, da ogni parte d’Italia, per festeggiare gli ottant’anni anagrafici (per la verità ufficialmente compiuti il 9 di questo mese) e i sessantacinque di militanza sul fronte della Tradizione Cattolica del professor Giuseppe Cipriani, meglio conosciuto come Pucci.
Tra quei cento era presente anche il sottoscritto, da Verona siamo partiti in tre e tornati in quattro (nessuna allusione all’esponenziale aumento di peso cui il luculliano pranzo ha per forza di cose portato, bensì al fatto che un sodale, il quale la prima parte del viaggio l’ha fatta da solo in treno, lo siamo andati a recuperare nei pressi della stazione di Firenze-Santa Maria Novella per quindi compiere assieme l’ultimo tratto di strada, quello da Firenze a San Godenzo, e tutto il ritorno), il viaggio è stato lungo, costellato di imprevisti – l’aver dovuto penetrare in auto fino al centro del capoluogo toscano, un lavoro in corso dietro l’altro e l’aver proseguito erroneamente di cinque, sei chilometri oltre la meta del viaggio lungo strade abbastanza tortuose e zigzaganti – ma ne è valsa la pena (una menzione di merito va fatta senza dubbio all’immarcescibile autista/militante venetista Fausto, fosse stato per il senso dell’orientamento del sottoscritto staremmo ancora vagando per l’alto Mugello), per Pucci questo ed altro.

Purtroppo, i ritardi via via accumulatisi hanno impedito alla “delegazione veronese” di prendere parte alla Santa Messa, in Rito Romano Antico (“la Messa di sempre e di tutti”, come ama chiamarla Pucci, che alla tematica ha dedicato un commovente saggio, La Messa clandestina – “Mira il tuo popolo”, Solfanelli Editore, 2022), celebratasi alle ore 11:00 in alcune stanze dell’Albergo-Ristorante Agnoletti, ma non di recarsi presso la già chiesa abbaziale (ad oggi parrocchiale) benedettina (e poi servita), romanica con taluni interventi gotici, di San Gaudenzio, per una preghiera ciascuno secondo le proprie intenzioni e anche, ne sono certo, di richiesta a Nostro Signore, per intercessione di Maria sempre Vergine e del titolare del luogo di culto, quel San Gaudenzio eremita e martire alcune reliquie del quale sono venerate nella cripta della chiesa stessa, di conservarci Pucci Cipriani per mille anni ancora.
Ma anche durante il momento conviviale – si era talmente in tanti che nelle sale del ristorante non ci si sarebbe stati, quindi si è avuto il permesso di far allestire le tavolate sotto il vicinissimo porticato ai piedi della chiesa: non c’è che dire, scelta azzeccata dal punto di vista dell’impatto, non fosse per il fatto che si era un po’ troppo vicini alla strada, e di strada di passaggio si trattava – non sono mancati momenti di riflessione e anche commozione, dalla narrazione di Pucci delle sue prime battaglie, mai rinnegate (al contrario di quanti allora stavano con lui ma oggi fanno finta di non conoscerlo), in difesa di quelli che non bisogna temere di chiamare “valori non negoziabili” a quella delle sue prime salite alla “Fedelissima” Civitella del Tronto, ultimo baluardo del Regno Duosiciliano, ben prima dell’inizio dell’organizzazione dei convegni della Tradizione che lo vedono protagonista indiscusso da quasi quarant’anni (quella del marzo 2026 sarà la XXXIX edizione); dalle menzioni a quanti non hanno potuto presenziare per diverse ragioni – perché impossibilitati per i più svariati motivi, o, ancora, perché gli auguri a Pucci li hanno certamente fatti da lassù – all’ascolto di messaggi audio (e video, questi ultimi però non c’è stata la possibilità di visionarli) di auguri per il genetliaco del Nostro da parte di importanti personalità del mondo politico e religioso.
Il tutto suggellato dalla disponibilità delle copie, freschissime di stampa, del volume collettaneo di studi in onore di Pucci Cipriani voluto dal prof. Domenico Del Nero, prefato e curato dall’avvocato Ascanio Ruschi, sodale del prof. Cipriani oramai da anni, Presidente della Comunione Tradizionale toscana e Condirettore della rivista online “Soldati del Re” (diretta dall’infaticabile Pucci, Direttore anche della cartacea “Controrivoluzione”), Fidem Servavi. Scritti in onore di Pucci Cipriani per i suoi ottanta anni (dato alle stampe dal coraggioso editore teatino Marco Solfanelli, tra gli invitati alla festa, calorosamente applaudito da tutti i convenuti).
A comporre il corposo volume di oltre 300 pagine anche un mio modesto contributo, nel quale, dopo aver rapidamente tratteggiato la cronistoria della mia amicizia con Pucci (sembra una facile ironia ma è proprio così: iniziata con la presentazione di un suo libro su Napoli – Napoli, Città del Trono e dell’Altare. Omaggio alla Capitale del Regno delle Due Sicilie, Solfanelli Editore, 2022 – a Verona in una calda estate di tre anni fa), ho scelto di riproporre un articolo pubblicato qualche mese fa su questa stessa testata, un j’accuse all’amministrazione comunale veronese, la quale, con atto d’imperio dal trinariciuto sapore ideologico, muove una guerra – sempre meno intestina, sempre più esplicita – al “Comitato per la celebrazione delle Pasque Veronesi”, da quasi trent’anni impegnato nella riscoperta e divulgazione delle più profonde radici antigiacobine e controrivoluzionarie dell’insurrezione antinapoleonica, di Verona e contado, del 17-25 aprile 1797.
Un onore eccessivo, per il sottoscritto, vedere un mio saggio raccolto nello stesso volume contenente quelli dei professori Roberto de Mattei e Massimo De Leonardis (che pure, durante la giornata di sabato scorso, si sono prodotti ciascuno in un breve discorso pubblico di auguri al festeggiato, assieme a diversi altri invitati, per citarne due altri ancora, i coraggiosi onorevoli Vito Comencini – mio compagno di viaggio – e Fabrizio Di Stefano, anch’essi autori di contributi scritti) e del fior fiore del mondo del tradizionalismo cattolico, e non solo italico.

Ho personalmente approfittato dell’occasione – oltre che per conoscere finalmente di persona figure il cui valore intellettuale e morale ho sempre avuto, comunque, chiaro e limpido – per rivedere, invitati anch’essi, amici coi quali, nonostante le scarse possibilità di vederci di persona, causa impegni vari ed eventuali, fin da subito si è venuta a creare quella sintonia che coinvolge gli spiriti affini; due nomi per tutti: il prof. Lorenzo Gasperini, fra i giovani sodali toscani di Pucci e Lorenzo Roselli, studioso di filosofia, prolifico conferenziere e Vicepresidente del Movimento Politico Cattolico “Militia Christi” (pure loro autori di un pregevole contributo ciascuno al volume in onore di Pucci Cipriani).
Sul finire del lauto pranzo (ovviamente, come da buona norma reazionaria e cattolica, preceduto da una preghiera e dalla benedizione impartita ai convitati da uno dei sacerdoti presenti: prima la mistica, poi la mastica!) offerto dal festeggiato, dopo le innumerevoli dediche che Pucci ha dovuto apporre sulle copie del libro, nel salutarsi, il Nostro ci ha dato appuntamento, per un festeggiamento simile, ma più in grande, a fra vent’anni, quando si festeggerà il suo secolo. A parte il fatto che, fortunatamente, Pucci e qualche altro amico toscano avrò modo di rivederli a breve, sabato 4 ottobre, quando saliranno a Verona per la presentazione di un libretto di Don Giorgio Maffei (1921-2015), per oltre vent’anni cappellano degli incontri tradizionalisti di Civitella, La difesa della “Fedelissima” Civitella del Tronto (allego locandina), dato alle stampe all’inizio di quest’anno dal solito Solfanelli, gli chiederei il favore di anticipare di una decina d’anni il prossimo appuntamento grosso, e di rivederci, prima, per i suoi novanta!
Che poi, tanto, noi sappiamo benissimo che, quando sarà – speriamo comunque il più tardi possibile per tutti – i nostri compleanni continueremo a festeggiarli, si spera, nell’Eternità Beata, e con anche invitati addirittura più di prestigio di quelli di sabato scorso!
Ad multos annos, Pucci, Amico e Maestro!
Alberto De Marchi