Fede e amore per gli ultimi sono inseparabili. E la Chiesa deve far sentire la sua voce contro le strutture d’ingiustizia.
Esortazione Apostolica Dilexi te del Santo Padre Leone XIV, sull’amore verso i poveri (4 ottobre 2025) leggi qui il testo
Firmata il 4 ottobre (memoria di san Francesco) e presentata in questi giorni, “Dilexi te” è la prima esortazione apostolica di Papa Leone XIV. Il testo — 121 paragrafi densissimi — riprende un lavoro avviato da Papa Francesco e lo porta a compimento: l’amore di Cristo, dice Leone, si riconosce nell’amore concreto per i poveri. Non un capitolo tra gli altri, ma il cuore del Vangelo.
C’è una linea di continuità esplicita con il magistero recente: da Giovanni XXIII a Paolo VI, da Giovanni Paolo II a Benedetto XVI, fino a Francesco. Ma il timbro di Leone XIV è netto: non si può separare la fede dalla giustizia sociale. L’esortazione denuncia la “cultura dello scarto”, l’idea che il mercato si autoregoli da solo, e quella che il Papa chiama una “economia che uccide”, dove i profitti di pochi crescono mentre molti restano indietro. La radice di molti mali sociali è la mancanza di equità.
Le pagine più forti sono quelle dei “volti della povertà”: chi non ha mezzi, chi è escluso e senza voce, chi è privo di diritti, spazio e libertà; povertà materiale, morale, spirituale, culturale. Di fronte a questa realtà, Leone XIV chiede una trasformazione di mentalità: uscire dall’illusione che felicità significhi agio e successo “a ogni costo”. E invita i cristiani a far sentire “una voce che denunci”: le strutture d’ingiustizia vanno abbattute “con la forza del bene”, non con la violenza.
Ampio spazio è dedicato a migranti e rifugiati. La Chiesa — ricorda Leone — è credibile quando si fa prossima: “In ogni migrante respinto è Cristo che bussa”. Non è retorica, è criterio di giudizio. Non basta l’elemosina: “è giustizia ristabilita”, non paternalismo. Per questo il Papa rilancia politiche pubbliche che rimuovano le cause della povertà e proteggano i più vulnerabili (donne vittime di violenza, minori, anziani, malati, affamati, esclusi dall’educazione).

Sul piano ecclesiale, “Dilexi te” lega spiritualità e prassi: preghiera, sacramenti, carità organizzata, scelta degli ultimi stanno insieme. È la riproposizione dell’“opzione preferenziale per i poveri”: non un’esclusione di altri, ma il modo in cui Dio agisce nella storia — dalla Bibbia a oggi. Leone XIV parla con voce pastorale ma anche politica (nel senso alto): chiede a governi, comunità civili e imprese di ascoltare i poveri e costruire equità. Molti osservatori hanno letto in questo testo la cifra del suo pontificato: continuità con Francesco e una spinta diretta ad affrontare disuguaglianze, migrazioni e clima come temi evangelici, non accessori.
Che cosa cambia adesso?
Per le comunità cristiane, l’esortazione non offre “slogans”, ma compiti: scuole e parrocchie che tengono insieme educazione e inclusione, Caritas e opere sociali che passano dall’assistenza al cambio delle cause, laici e associazioni che alzano la voce contro ingiustizie concrete. Per i responsabili pubblici, l’appello è a politiche di equità, lavoro dignitoso, lotta alle violenze di genere, sicurezza alimentare ed emergenza educativa. È una chiamata alla conversione personale e strutturale.