Nell’immaginario collettivo quando si parla di banditi e fuorilegge subito si
tende a pensare al leggendario Robin Hood, il ladro che sfidò re Giovanni
Senzaterra tra XII e XIII secolo, o al brigante lombardo Bagnagatta, celebre
per i suoi raid contro l’imperatore Federico I Hohenstaufen “Barbarossa” negli anni Sessanta del XII secolo.

Nonostante nel corso dei secoli si abbiano notizie di celebri fuorilegge, uno dei banditi che desta più curiosità fu Corocotta di Cantabria, territorio che ancora oggi preserva questo nome nel nord della penisola iberica.
La storia di Corocotta va ad inserirsi in uno scenario molto complesso come quello delle Guerre Cantabriche, il lungo ed estremamente difficoltoso conflitto tra Roma e le popolazioni del luogo per la definitiva pacificazione dello scenario iberico.
Tale conflitto fu una vera e propria guerra di logoramento: tra il 29 e il 19 a.C. le legioni romane dovettero affrontare una guerra non convenzionale fatta di imboscate e sviluppatasi in un territorio estremamente avverso alle grandi manovre di un esercito di grandi dimensioni ed abituato allo scontro diretto con il nemico.
L’importanza della definitiva sottomissione della Cantabria era capitale nella visione di colui che aveva appena vinto l’ultima guerra civile e andava a presentarsi come vero e proprio padrone di Roma: parliamo, naturalmente, di Gaio Giulio Cesare Ottaviano, Augusto, il primo imperatore di Roma.
È in questo particolare e complicato contesto che trovò spazio il bandito
Corocotta. Ma chi era questo fuorilegge? Innanzitutto, occorre premettere che non abbiamo la minima idea di quale fosse il suo vero nome; Corocotta, infatti, è un vero e proprio nickname che gli fu attribuito dai romani e che aveva un significato particolare.
Plinio il Vecchio in Naturalis Historia, VIII, 21 ci dice: “In India è stata mostrata anche una bestia chiamata corocotta, un animale con una bocca che si unisce come quella del cane, simile al leone, ma con il corpo tutto rigido come un unico pezzo, con zoccoli pieni e una velocità incredibile. Prende i pesci con l’inganno.”
Plinio, dunque, ci fa comprendere che il noto bandito dei tempi di Augusto
veniva probabilmente identificato con questa bestia mitologica per via della sua astuzia nel tendere imboscate ai legionari, proprio come la belva
leggendaria prendeva i pesci con l’inganno. È possibile, inoltre, che, visto
l’incrocio tra animali particolarmente feroci, l’attribuzione di questo
soprannome possa suggerire una particolare violenza nelle operazioni
condotte da questo personaggio.
Le azioni di Corocotta non rimasero inosservate e ben presto la voce delle
sue malefatte giunse proprio all’imperatore Augusto. Così Cassio Dione
racconta in Historia Romana, LVI, 43, 3:
““[…] C’era un ladro di nome Corocotta, che prosperò in Spagna, al quale lui [Augusto] era così arrabbiato in un primo momento che offrì un milione di sesterzi all’uomo che avrebbe dovuto catturarlo vivo; ma più tardi, quando il ladro venne da lui di sua spontanea volontà, non solo non gli fece del male, ma in realtà lo rese più ricco della quantità della ricompensa.”.
La storia che ci tramanda Cassio Dione è plausibile? E’ difficile da dire: come detto precedentemente questo passo della sua Historia Romana tende ad esaltare le qualità del primo imperatore di Roma più che a fornirci un resoconto di tipo storiografico. La storia di Augusto e Corocotta potrebbe essere nulla più di un artificio letterario per raggiungere il fine sopracitato, tuttavia rimane assolutamente affascinante pensare che, nonostante i secoli scorrano, nella mente umana permanga sempre la romantica visione del fuorilegge o bandito spavaldo ed ammirato.