Liliane Tami

Quando il 4 agosto 1903 il conclave elesse Giuseppe Sarto come papa, nessuno immaginava che quel figlio di contadini veneti, nato a Riese nel 1835, sarebbe diventato uno dei pontefici più amati del Novecento. Scelse il nome di Pio X e il suo motto programmatico – Instaurare omnia in Christo (“Rinnovare tutte le cose in Cristo”) – riassume la sua missione: riportare la vita della Chiesa alla semplicità e alla forza delle origini.

Figlio di una famiglia povera ma ricca di fede, Sarto conosceva la fatica quotidiana della gente semplice. Ordinato sacerdote, poi vescovo di Mantova e patriarca di Venezia, portò sempre con sé la concretezza e la vicinanza al popolo. Da papa, fece della liturgia e della catechesi le sue grandi priorità.

In un tempo in cui la Messa era percepita come qualcosa di distante, Pio X incoraggiò la partecipazione dei fedeli: promosse il canto liturgico, la frequenza della comunione e abbassò l’età per la prima comunione dei bambini, convinto che l’incontro con l’Eucaristia dovesse nutrire sin dall’infanzia.

Il suo nome resta legato soprattutto al Catechismo di San Pio X, un piccolo manuale semplice e diretto che per decenni formò generazioni di cristiani. Con domande e risposte concise, parlava al cuore dei fedeli, restituendo chiarezza a una fede spesso percepita come astratta.

Teologicamente, Pio X combatté il modernismo, che vedeva come una minaccia alla purezza del Vangelo. Le sue encicliche riaffermarono la centralità di Cristo e la necessità di custodire la verità della fede.

Morì nel 1914, poco dopo lo scoppio della Prima guerra mondiale, addolorato dal dramma che travolgeva l’Europa. Fu canonizzato nel 1954. Oggi è ricordato come il “papa dell’Eucaristia” e della semplicità evangelica: un pastore che, partendo da un piccolo villaggio contadino, riportò la fede vicino al cuore del popolo.