Titolo originale:  “Con Michele Barra sul pulmino” Immagini da Fantastico 2013 Dalpe

(fdm) Ripubblico questo pezzo (luglio 2013) in questa triste giornata che sembra annunciare – benché lontano – l’inverno, non perché sia eccelso ma perché è l’unico ricordo personale che io abbia di lui.


Sono le sei e venti e giungo da Giubiasco. Lorenza mi dice: alle sei e mezza arrivano le autorità. Non ne ho voglia ma devo pur andarci, almeno per fare quattro fotografie in croce.

Dovete sapere che l’entrata del campo è a ottanta metri dallo chalet, praticamente gli scout sono accampati nel giardino di casa mia. Vado.

Ci accoglie il capo campo e dice: “L’aperitivo è in alto, a dieci minuti di strada buona… ma se proprio non ce la fate, c’è il pulmino”. Io, incapace di vergognarmi, m’intrufolo per primo (ai tempi salivo al pizzo Forno, ai tempi). Poi arrivano due ragazze scout con la blusa verde (“rover”), poi un signore magro e non alto che mi sembra di avere già visto – ultimamente – molte volte in foto sui giornali.

“Buongiorno, signor consigliere di Stato! Anche Lei qui?” Il pulmino sale lentamente nel sole verso Cleuro, la regione nella quale gli epigoni di Baden Powell hanno piantato le tende è splendente.

Un semplice e benvenuto bicchierino di bianco è l’occasione per attaccare discorso.
“Lei parteciperà alla carovana bis?”
“Non posso, ho un impegno già fissato da tempo”.
“Mi pareva di aver letto il contrario, avrò capito male?”
“Beh, passerò a salutarli…” (alla grande rotonda di Lugano nord, ndR)

“Lei non pensa che questo remake sia un rischio? Se i capi si defilano – Borradori no, Gobbi no, Barra no -, se la manifestazione finisce in un flop, se si rivela una spaccatura profonda all’interno del movimento…”
Il consigliere di Stato si fa pensoso, non dice né sì né no.

“Ieri ho posto la domanda al Sindaco. Mi è parso esitante, imbarazzato… Ho sentito alla radio della Sua conferenza stampa sul problema dei terribili “padroncini”. La farà per davvero?”
“Naturalmente. Venerdì 26”.
“A Bellinzona? A palazzo?”
“Sì, però voglio prima sentire Paolo. Sennò, anche da un’altra parte”.
“È tornato dalla Sardegna?”
Risponde, più che con la parola, con un lieve, impercettibile sorriso. (Sarà tornato? Per sicurezza controllo su Facebook)

“L’on. Sadis non era molto contenta. L’avrà considerata un’invasione di campo?”.
“Vede, la questione è grave e bisogna decidersi a fare qualcosa. Qualcosa di concreto, intendo”.
“La signora Sadis è troppo passiva?”
Sembra annuire.
“Ho vissuto una vita tra imprenditori e artigiani, ne conosco tanti. Si aspettano qualcosa dal governo, da me. Non si tratta di bloccare il fenomeno, perché sarebbe impossibile, ma di arginarlo, frenarlo. Contenerlo entro ragionevoli dimensioni. Le irregolarità ci sono, numerose, i due controlli ordinati da Gobbi lo hanno dimostrato”.
“Mi sarei stupito del contrario…”
“Giusto, ma la dimostrazione del fatto vale di più”.
“Ci vorrebbe un’idea chiave, un’idea vincente. Lei ce l’ha?”
“Credo di averla. Venerdì la esporrò”.
“Non potrebbe anticiparmela?”
“Beh, non si tratta di un’idea completamente nuova ma… Senta, le notifiche online (per i lavori di breve durata da eseguire nel Ticino) devono essere abolite”.
“Ma non è possibile! Guardi, mi sono informato, Berna non lo permette”.
“Questo lo vedremo. Le notifiche si faranno, ma allo sportello. Il sistema attuale spalanca tutte le porte e favorisce gli abusi. Bisogna cambiare”.

“La Sua conferenza stampa si preannuncia molto interessante. Scenderò dai monti apposta, non mancherò. Ma… voglio esserle facile profeta: la Regione la attaccherà duramente”.
“Questo è un loro diritto”.
Mi sembra quasi che il consigliere di Stato leghista faccia spallucce, ma non potrei giurarlo perché lo vedo in controluce, mentre un sole sfarzoso tramonta sui prati ondulati e incantati di Cleuro. Ho parlato poco degli scout, ma presto rimedierò.

NOTA. Il colloquio viene qui riferito in una forma che, benché non letterale, rispetta perfettamente la sostanza delle parole dette.

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