Attuali più che mai, nel giorno del SÌ
Ora con supplemento

Il dottor Soldati, dalla sua isola di Tenerife dove la neve è più bassa che sui monti di Littuno, segue gli sviluppi politici in Patria con estrema attenzione. Con trepidazione, sovente con indignazione. Oggi i suoi “sassolini” hanno spigoli particolarmente taglienti, e io non ne smusso il filo (né mai lo faccio). I suoi giudizi contro l’ex partito “del potere” sembrano duri ma è giocoforza ammettere che, anche questa volta, non ne escono bene. Quanto a un certo presidente (con il quale il medico delle Canarie se la prende), dico che mi ha sconfortato la fatua arroganza*** con la quale ha rilasciato le sue dichiarazioni. Adesso si sentirà le sue, questo è certo (ma non da me), e se le sarà cercate.

*** Se questo paese di “retrogradi” non gli va bene, può sempre trasferirsi all’isola Mauritius. (fdm)


  1. Un pensiero riconoscente e commosso va al Comitato Cantonale del PLRT che con il suo voto stupidamente bulgaro, ma sarebbe meglio dire stupidamente staliniano, contro l’iniziativa UDC si è guadagnato un posto se non sul podio almeno nei primissimi ranghi nel Gran Concorso della stupidità umana.
  2. Una domanda che non richiede risposta: quanti membri di quel Comitato hanno deposto un sì nell’urna?
  3. Un po’ meglio se l’è cavata il Comitato pipidino, forse grazie ai suoi membri anziani che ancora ricordano la batosta ricevuta dopo il congresso di Giornico nell’autunno 1992 e la votazione del 2 dicembre (per il PPD diventato un 2 novembre, giorno dei morti), assurdamente manipolato in favore dell’adesione allo SEE.
  4. Dall’esito della votazione sull’iniziativa UDC l’incontrovertibile conferma che il declino dei due grandi partiti borghesi ha come prima causa l’ostinata presa di posizione dei loro dirigenti sui temi riguardanti un’UE che non potrebbe essere più indifendibile di quel che è.
  5. La stessa sorte toccherà a tutti quei politici (e ai partiti da loro guidati) della nazione un tempo amica ma sempre vicina che si ostinano e affannano in una vana difesa di un costrutto europeo sbagliato (edificato su ghiaccio sottile, dicono con  sapida metafora i confederati ultramontani) fin dalle fondamenta. A partire dall’Uomo del  Colle, mezzo presidente perché presidente della sola sinistra italiana, a Enrico Letta con il suo governo, ai Monti e Cordero di Monteprezzemolo, con la loro Scelta più elitaria che civica, e a tutti quegli europarlamentari che in questi ultimi giorni (ma già siamo in vista delle elezioni europarlamentari del prossimo maggio) si sono espressi in favore di un’”indispensabile” UE con incredibile spocchia, perdonabili forse solo perché in realtà non facevano altro che difendere il “cadreghino”.
  6. Vincitrice indiscussa della votazione è l’UDC nazionale, e di riflesso anche quella cantonale, di cui condivido la soddisfazione per un favoloso 68% e rotti.
  7. Vincitore indiscusso è anche Sergio Savoia, abilissimo come sempre nel saltare sul carro giusto quando sente il vento che tira. Che fosse un gran navigatore lo sapevamo già da quando navigava, da impiegato di Stato e a nostre spese, su Internet. In questa occasione ha dato ulteriore conferma delle sue indiscutibili doti di nocchiero. Complimenti e congratulazioni.
  8. Marina Carobbio, ancora una volta vincitrice, stando almeno al suo dire nel dibattito televisivo tra consiglieri nazionali. Vincitrice nel senso che anche se non ha vinto avrebbe vinto se l’elettorato populista avesse scelto le soluzioni proposte dai socialisti e non quella impraticabile proposta dalla destra che è, lo capiscono e sanno tutti, conservatrice, chiusa, xenofoba e  razzista. La ancora consigliera nazionale nella realtà, ma già consigliera federale in  pectore, ci aspetta adesso al varco: salario minimo a 3800 fr. per 40 ore settimanali o 4000 fr. per 42 ore, cassa malati unica e così via. Di proposte risolutive i socialisti e con loro i sindacati ne forniscono a getto continuo, sicuri come sono che il popolo bestia (per esempio quello che vota le iniziative UDC) batti e ribatti il chiodo finirà con il capir ragione. Spinta dal suo ardore ideologico non si accorge che con i suoi toni troppo accesi sta trasportando blocchi di granito a bloccare la strada che potrebbe condurla nella sala dei bottoni a Berna.
  9. I media elettronici e stampati di mezza Europa danno stamane grande risalto all’ira funesta di Bruxelles per l’esito della votazione, risicato fin che si vuole ma pur sempre estremamente significativo di un malessere popolare che non è solo svizzero. L’idea di libera circolazione è un’idea di libertà e quindi teoricamente da sostenere senza riserve. Ma, una volta ancora, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare. Perché quando si passa dall’utopia alla realtà ci si accorge che la libera circolazione in verità è una strada a senso unico: dai paesi poveri a quelli ricchi o almeno meno poveri, senza possibilità che il traffico inverta la direzione. In Svizzera, ma anche nei paesi europei del Nord, immigrano in troppi. Non ho mai sentito e neanche potuto immaginare un’eccessiva immigrazione in Grecia di svizzeri in cerca di lavoro, eppure di disoccupati ne abbiamo anche noi. Né ho visto ticinesi senza lavoro riversarsi in massa nella vicina e ricca Lombardia.
  10. Da quel che ho detto al punto 9 consegue incontrovertibilmente che il compito dei nostri consiglieri federali a Bruxelles di spiegare a personaggi ottusi ed arroganti come il Martin Schulz, già sindaco nientepopodimeno che di Würselen, i motivi per i quali la libera circolazione senza paletti non è più sostenibile diventa un compito facile. Le utopie di libertà sono la cosa più nobile che io conosca, ma quando non sono realizzabili in concreto scadono al rango di illusioni. E questo devono poter capirlo anche i plutocrati di Bruxelles.
  11. Armando Boneff deve pagare una costosa cena? Ben gli sta, ma sarà ricompensato dal piacere di conversare con il suo antagonista di scommessa.
  12. Tiziano Galeazzi si immerge nel Ceresio? 3 volte per riemergerne 2 , auspicano (ma solo “politicamente”) parecchi UDC.
  13. Raoul Ghisletta: il sì è passato, “tra 5 anni saremo in Europa”? Negli ultimi tempi il buon Raoul mi lascia perplesso. L’ho conosciuto bene in Commissione della Gestione del Gran Consiglio, mi è sempre sembrato persona intelligente, anche se fondamentalista. Con le ultime sue “esternazioni” non mi sembra più tale.
  14. Franco Ambrosetti, presidente della Camera di Commercio, palesemente rintronato dalla sua tromba e ancor più dalla trombatura popolare, pensionato che ha scelto la (ricca) pensione in età in cui i comuni mortali sono a metà del percorso lavorativo, si rattrista per la decisione popolare “molto dannosa”, come quella di mancata adesione allo SEE del 2 dicembre 1992. Due righe dopo proclama che “gli unici che vanno bene siamo noi”. Il dubbio che sia proprio grazie alla mancata adesione allo SEE, certissimamente, come ben disse l’Adolfino Ogi, preludio all’entrata nell’UE, neppure lo sfiora. Non può, il presidente della Camera di Commercio, trattenere un bisogno spasmodico e cogente: quello di dire che i ticinesi, oltre ad essere conservatori, sono anche retrogradi. Ma quelli della Camera di Commercio, dove l’hanno scovato un simile presidente? Un presidente che si dovrebbe condannare a vivere almeno 12 mesi con 2 o 3000 franchi al mese, non un soldo in più, come buona parte dei retrogradi ticinesi, tanto per imparare. E insiste, il buon’uomo: “Questo Cantone si è arricchito perché ci sono i frontalieri”. A parte il fatto che lui era già ricco quando i frontalieri non c’erano ancora, queste amenità le vada a raccontare ai retrogradi. E ci vada accompagnato dai pochi che si sono realmente arricchiti.
  15. Che Governo e Parlamento federali cercheranno di aggirare la decisione popolare può esser dato per accertato. Sarà allora compito e dovere dei comuni cittadini, cioè nostro, quello di ripagare  parlamentari e partiti nel dovuto modo: negando il voto a chi aggira o tenta di aggirare le decisioni democratiche uscite dalle urne.
  16. Mi sia permesso di felicitarmi con Gabriele Pinoja, Pierre Rusconi, Eros Mellini e Marco Chiesa e tutti i sostenitori UDC, che sarebbe come dire che mi felicito anche con me stesso.

Gianfranco Soldati, Presidente onorario UDC


Rendendosi conto di non aver esaurito tutti i sassolini, il dottor Soldati ci ha mandato nel corso del pomeriggio un supplemento.

— Il PLR, che ha ben motivo di far lo spiritoso dopo la batosta incassata ieri a livello nazionale e cantonale, propone Blocher come negoziatore a Bruxelles per il rinnovo degli accordi sulla  libera circolazione. Ha ragione. Neanche un Blocher caduto in Alzheimer riuscirebbe a combinare i disastri combinati dai suoi ultimi rappresentanti in CF. Credono forse che una persona capace di amministrare brillantemente un’azienda che fattura miliardi, di cui un buon 95% all’estero, sia meno capace di un pallido Burkhalter o di un incolore Schneider-Amman, assurto ad alti livelli solo per matrimonio?

— EconomieSuisse: un altro disastro, quasi previsto e comunque, per quel che mi concerne, auspicato. Quando capiranno, questi spocchiosi e supponenti signori, che l’economia si sviluppa e si fa con gli imprenditori, certo, ma anche con le persone che lavorano per gli imprenditori, addetti alla pulizia dei cessi compresi. La mancanza assoluta di riguardo e rispetto nei confronti di tutti i collaboratori di livello medio a basso è causa degli smacchi ripetuti di questi insigni personaggi.

Il nuovo direttore di EconomieSuisse ha concesso, pochi giorni prima della chiamata alle urne, una lunga intervista alla “Weltwoche”. Non ha trovato una sola parola di comprensione per le apprensioni ed i timori di chi si trova in disoccupazione o  teme di cascarvi.

— I sondaggi chiaramente prefabbricati da parte di agenzie al servizio e soldo dei potenti. Talmente fasulli da diventar controproducenti. Li abbiamo visti tante volte e anche questa volta. Sono molto costosi, e noi potremmo provare un lecito piacere nel vedere i potenti  buttar soldi, non fosse che i sondaggi fasulli di solito vengono commissionati da enti parastatali che buttano vergognosamente i  soldi da noi fiduciosamente affidati alla Billag.

— Il mio amico Paolo Beltraminelli teme : “Gli italiani potrebbero irrigidirsi”. Lo temo anch’io, e allora ho provato a pensare quali potessero essere le misure di “irrigidimento”. Interdizione ai ticinesi del frontalierato (un bel neologismo, ne sarò fiero per sempre) in Italia? Decisione di rifiutare sdegnosamente l’aliquota di imposte alla fonte riversata a Roma? Proibizione ai frontalieri di metter piede in Ticino, pena la pronta confisca dei documenti d’identità? Emigrazione forzata dei frontalieri in Grecia e/o Portogallo? Altre misure che non riesco ad immaginare, non disponendo dell’inesauribile fantasia dei politici italiani? I nostri destini sono nelle mani del futuro. Ad un certo momento il futuro diventa presente e subito trapassa nel passato. A quel momento sapremo cosa ci aspetta.