All’articolo dell’amico Damiani faccio seguire, per confronto, il testo del discorso di Sommaruga. Un consiglio lo darei, a tutti: non lasciarsi addormentare dal tono accattivante e “morbido” di questa “casalinga al mercato”!

Il discorso del 1° gennaio della neo Presidente della Confederazione ha mostrato ancora una volta come una certa politica se ne infischi della volontà popolare. A ciò va aggiunto che anche questa Presidente della Confederazione tenta di modificare il concetto di democrazia diretta svilendone il vero significato, paragonandola all’esperienza vissuta recandosi al mercato sulla Piazza federale, quasi a voler dire che la si possa negoziare.

Affermare poi che tra le caratteristiche della democrazia diretta siano presenti concetti quali la familiarità e la vicinanza, è un chiaro quanto goffo tentativo di farla sembrare un atto di ordinaria amministrazione della quale si potrebbe anche fare a meno visto che siamo tutti parte di una famiglia felice.

La democrazia diretta, al contrario di quanto dice la neo Presidente, è invece spesso la dimostrazione di quanto siano lontani la politica e i cittadini; essa infatti rappresenta semmai l’espressione di concetti quali l’autodeterminazione e la responsabilità che i politici turbo europeisti vorrebbero annientare. La democrazia diretta è talmente importante per il Con(s)iglio federale che la decisione democratica del 9 febbraio 2014 non viene difesa a spada tratta e viene messa in discussione addirittura dal super negoziatore Rossier, il quale dovrebbe lasciare immediatamente il suo posto a qualcuno maggiormente dotato di attributi.

Continuare a insistere, a livelli logorroici, sull’apertura al mondo da parte della Svizzera vuol proprio dire che il Popolo è considerato meno di niente. D’altronde se coloro i quali sono stati chiamati a difendere il nostro benessere, sono più occupati a inchinarsi alle richieste dell’anti democratica Unione Europea, qualche motivo nascosto deve esserci e sta a noi scoprire quale. L’abbiamo capito da tempo e le cifre lo confermano: la Svizzera è il Paese più ospitale del mondo quindi basta con questa storiella. La dimostrazione di come sia facile riempirsi la bocca di belle parole l’abbiamo quindi avuta anche stavolta. La battaglia è ancora lunga e la guardia deve restare alta.

Mauro Damiani, coordinatore ASNI sezione Ticino

Care concittadine, Cari concittadini,

da molti anni faccio la spesa proprio qui, al mercato in Piazza federale. Compro frutta e verdura, ma anche piantine per il mio giardino. E continuerò a farlo anche durante il mio anno di presidenza.

Perché andare al mercato è un’esperienza così particolare? In fin dei conti potremmo ordinare tutto su Internet, senza nemmeno uscire di casa. Per me la risposta è chiara e penso che siamo in molti a pensarla così.

Mi piace andare al mercato perché conosco le bancarelle e le persone che ci lavorano, so chi vende il formaggio migliore e i fiori più belli. Incontro amici e conoscenti e alcune volte posso scambiare quattro chiacchiere. Per me il mercato significa familiarità e vicinanza.

La familiarità e la vicinanza sono anche caratteristiche della nostra democrazia diretta.

In nessun altro Paese i cittadini hanno così tanto potere e responsabilità. Ed è proprio questo che mi piace della nostra democrazia: il suo coraggio e la grande fiducia che ha in noi.

Alcuni pensano che la democrazia diretta non sia un sistema al passo coi tempi: ritengono che nel mondo interconnesso di oggi la popolazione non è più in grado di decidere su temi molto complessi. È un’opinione che non condivido per nulla.

Anzi, sono convinta che il nostro sistema politico sia particolarmente adatto alla nostra epoca. Da noi, infatti, le responsabilità sono assunte non soltanto dal Consiglio federale e dal Parlamento, ma anche dalle cittadine e dai cittadini che possono esercitare la loro influenza e partecipare alle decisioni. È proprio questa partecipazione che crea vicinanza e fonda la nostra identità. Ed è proprio questo di cui abbiamo bisogno.

È sempre stato così e continua ad esserlo oggi più che mai, nell’era della globalizzazione.

Il nostro Paese nel ventunesimo secolo assomiglia a un mercato come questo, dove la globalizzazione già da tempo fa sentire i suoi effetti. Il tonno del pescivendolo non è stato pescato nel lago di Thun, il mango non è stato raccolto sulle rive dell’Aar.

Oggi, nei nostri mercati, la frutta esotica e altri prodotti da tutto il mondo sono venduti insieme alle mele e alle insalate delle nostre campagne.

E ciò nonostante – o forse proprio per questo – qui ci sentiamo a casa.

Un mercato è un luogo aperto a tutti.
Un luogo di scambio.
Un luogo in cui tutto il mondo si ritrova.
Un luogo dove proviamo un senso di vicinanza e dove abbiamo le nostre radici.

Care concittadine, cari concittadini, cosa rende particolare il nostro Paese? Cosa forma la nostra identità?

◾La nostra tradizione, le nostre radici?

◾Oppure la nostra apertura, i nostri legami con il mondo, la nostra solidarietà?

Non c’è una sola risposta, ma valgono entrambe: le nostre radici e i nostri legami con il mondo.

Care concittadine, cari concittadini, l’anno che sta per iniziare di certo non sarà facile. Ma sono convinta che può essere un buon anno. Auguro di cuore a tutti voi e ai vostri cari forza, salute e ogni bene per il nuovo anno.

Simonetta Sommaruga