INTERROGAZIONE

 Da qualche anno a questa parte, il Cantone Ticino si trova a fronteggiare svariati problemi relativi agli accordi internazionali stipulati tra la Confederazione e l’Unione Europea, così come ad alcuni accordi bilaterali con il nostro vicino a Sud, cioè l’Italia. Negli ultimi tempi vi è stato un crescendo di “alta tensione” nei rapporti di vicinato del nostro Cantone di confine con il Belpaese, con alcuni esempi eclatanti, come il tiramolla sull’accordo fiscale, finito strapazzato dopo false illusioni riguardanti la famosa e fumosa “road map”, per arrivare infine alla mancata firma finale lo scorso giugno.

Non dimentichiamo poi le varie accuse nei nostri confronti, ad esempio sulla votazione del 9 febbraio 2014 e contro “Prima i nostri” lo scorso settembre, per passare poi all’introduzione della LIA o al sacrosanto diritto di richiedere il formulario “carico degli atti pendenti“ o il “casellario giudiziale” per i nuovi  lavoratori transfrontalieri.

Non contenti e lungi dall’abbandonare le polemiche, i nostri vicini in seguito contestarono l’introduzione, da parte di Berna, delle chiusure notturne delle dogane secondarie ticinesi a scopo di sicurezza territoriale, per una durata di prova  di sei mesi. V’è anche da dire che tutte queste rimostranze nel contempo sono finite, tramite atti parlamentari, fino a Bruxelles, presso l’Unione Europea, con l’intento di farci pressione.

Non da ultimo, con un rimpallo di colpe, a fine giugno arriva la ciliegina sulla torta in relazione alla tratta ferroviaria Stabio-Arcisate, per la quale sembrerebbe che la Regione Lombardia abbia cambiato programma e non voglia più attivare la linea, come concordato e firmato con il nostro Paese a suo tempo.

Alla luce di tutte queste situazioni a dir poco sconcertanti e con un obiettivo politico unilaterale, non ci resta che mettere veramente in dubbio la nostra attitudine diplomatica, troppo accondiscendente e ingenua di fronte a una controparte più scaltra e opportunista.

Se tutti questi dossier sia internazionali sia regionali sono così contestabili e irrealizzabili, senza che venga nemmeno rispettata la nostra sovranità nazionale, ci si chiede che senso abbia ancora restare e mantenere finanziariamente la Regio Insubrica.

I sottoscritti Deputati interrogano il Consiglio di Stato come segue:

  1. Come valuta l’Esecutivo il rapporto di fiducia e collaborazione all’interno della Regio Insubrica, alla luce di tutti questi fatti?
  2. A quanto ammonta il contributo cantonale annuale (ultimi 5 anni) alla Regio Insubrica?
  3. Come viene suddiviso il contributo annuale e quali progetti va a sostenere? (ultimi 5 anni)
  4. L’Esecutivo cantonale come valuta un’eventuale riduzione dei sostegni alla Regio Insubrica e/o un’eventuale uscita di scena, dopo tutte queste divergenze oramai insanabili?

Tiziano Galeazzi, UDC  (primo firmatario)

Gabriele Pinoja, UDC

Lara Filippini, UDC

Boris Bignasca, Lega dei Ticinesi

Andrea Giudici, PLRT