Ho pubblicato questo articolo sulla mia pagina Facebook stamani verso le 9. Volevo fare un “test”, ovviamente. Le reazioni sono state (debbo dirlo?) “diluviali”, con mia grande soddisfazione. Centinaia i commenti. Totalmente avverse a Feltri personalità importanti, come Pontiggia, Lepori, Roic. Favorevoli a Feltri molte altre persone, il cui nome (forse) non è destinato a passare alla storia.

Una signora mi ha scritto: “Feltri dice quello che noi non possiamo dire”. Ha perfettamente ragione. Ho fatto un test su me stesso (sono un tipo piuttosto codardo). Conclusione: io non oserei mai scrivere ciò che Feltri ha scritto. Considerazioni analoghe le faccio anche per il coraggio di Marcello Foa, con il suo blog “Il Cuore del Mondo”, e lo tiro in ballo sia perché lo conosco sia perché presiede il CdA del Gruppo al quale lo stesso direttore del Corriere appartiene.

Centinaia di commenti, dicevo. “Troppo facile, amico!” punzecchieranno i miei detrattori. “Con il sangue sulla rambla ancora fresco…”. Certo, sono momenti particolari, con emozioni che si scatenano, con il buonismo che non demorde. È peccaminoso “sfruttarli”? No. Bisogna. Sono situazioni davvero speciali, in cui molte difese cadono. La gente butta fuori all’impazzata amore, odio, rabbia impotente, intellettualismo saccente, cretinismo totale.

Ci torneremo sopra, analizzeremo dopo, è tutto registrato. Ora parola al “kamikaze”, con tanti auguri.

VITTORIO FELTRI   Adesso basta. È arrivato il momento di uscire dalla ipocrisia e di dire le cose che pensiamo davvero. Dei migranti non ce ne importa un fico secco. Vadano dove vogliono, ma la smettano di puntare all’Italia quale meta. Non ce ne frega nulla delle Ong (Organizzazioni non governative) né, tantomeno, dei loro scopi umanitari. Non crediamo alle fanfaluche dei piagnoni che sostengono la necessità di salvare in mare i migranti. I quali – è nostra convinzione – non scappano da zone di guerra e neppure di miseria, ma emigrano pagando prezzi salati agli scafisti per giungere qui e farsi mantenere da un Paese che si è costruito volontariamente la fama di grande sacrestia disposta a ricevere chiunque.

Chi salpa dalla Libia con l’intenzione di attraccare a Lampedusa, o posti del genere dove ci siano dei pirla pronti a spalancare le porte, non è un disperato ma un opportunista con la faccia di bronzo che intende sfruttare la greppia onde mangiare gratis. Se è vero che il cinismo è una succursale dell’intelligenza dobbiamo cessare di farci impietosire da gente che farebbe meglio a rimanere a casa propria, il luogo migliore per maturare lavorando, e rifiutarci di soccorrere gli accattoni destinati a pesare sulle nostre spalle.

In altri termini, sempre più crudi, ne abbiamo piena l’anima di recitare nel ruolo dei buoni samaritani al servizio di madame Boldrini e soci piagnucoloni: pretendiamo che nessuno ci infligga l’obbligo di pagare il conto salato dell’immigrazione. Coloro che si avventurano nel Mediterraneo per approdare nel Bengodi della Penisola si arrangino, rinunciamo a ripescare uomini e donne che poi ci restano in gobba per anni.

Ci siamo impoveriti a causa della crisi economica provocata da banche ladre e dalla moneta unica nonché da una Ue deficiente, e non abbiamo i mezzi per nutrire orde di neri ignoranti e desiderosi di vivere a sbafo, quindi blocchiamo gli sbarchi senza fare tante storie, a costo di irritare il Papa, i parroci, i curati e i progressisti che amano i popoli stranieri, magari islamici, e detestano il nostro.

Siamo stanchi di subire l’umanitarismo straccione di quelli che poi sfruttano gli extracomunitari per arricchirsi creando un nuovo schiavismo. Finiamola di prenderci in giro e di frignare su quelli che lasciano la loro terra e sanno già che, a poche miglia dalla costa africana, saranno issati su navi le quali li condurranno qui, gratis, e verranno affidati alla pubblica beneficenza, ovviamente finanziata da noi contribuenti straziati dal fisco.

Siamo oltre i limiti della sopportazione. Tra un po’ ci abbandoneremo alla protesta e poi alla ribellione. Diventeremo razzisti, altro che omofobi. I partiti predicatori dell’accoglienza non prenderanno più un voto ma molti calci nel deretano. Sarà una festa.

Vittorio Feltri