Un'insegnante durante una lezione in classe in una foto d'archivio. ANSA/ ALESSANDRO DI MEO

In questi giorni l’incontrastata “vedette” è l’intervista al professor Zambelloni, che ha conseguito un numero straordinariamente alto – per il portale, che é “di nicchia” e non si sogna d’essere l’Huffington Post – di letture.

Ma anche Cavallero è interessante. Tranquillo, gentile, documentato, preciso. Non un trombone retorico. Non un venditore di fumo. Sul fronte della Scuola che verrà si sente impegnato a fondo.

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Mi spiace per l’onorevole Bertoli, che per molti aspetti mi è simpatico e ho per lui il massimo rispetto. Però, si abbia il coraggio di osservare la statistica qui sotto riprodotta, ottenuta con una estrapolazione di dati, peraltro provati e veritieri.

Vi sono indicate le scelte scolastiche dei ragazzi di quarta media, inerenti agli anni dal 2004 al 2017. Molti, come si vede ben oltre i mille, hanno sempre optato per le scuole medie superiori (Liceo, Scuola cantonale di commercio), però logicamente si sono trovati di fronte ai ripetenti del primo anno. Non è grave, intendiamoci. Ma se putacaso la loro scelta fosse stata quella delle Scuole professionali a pieno tempo (p. es. quelle di commercio)? Qui la situazione diventa più problematica: i ripetenti e i ripieganti dal Liceo appaiono più numerosi.

Infine, mi si consenta il termine, vi è il “refugium peccatorum” (o forse meglio “valvola di scarico”) degli apprendistati. Qui bisogna moltiplicare le scelte iniziali per tre: in breve quasi tutti finiscono poi lì, “oves et boves”, grami ma anche buoni.

Ecco, il quadretto idilliaco della nostra scuola è questo. Se non si vuole orientare e indirizzare i ragazzi per tempo, e soprattutto insegnare le cose necessarie, lo sbocco finale è questo. È già così adesso, non bisogna nemmeno aspettare la “Scuola che verrà”. Chissà, con questa semmai avremo un cadavere formativo ancor più perfetto.

Franco Cavallero