Nulla sembra certo sul futuro impatto del coronavirus del quale tutti parlano, spesso senza cognizione di causa.

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Il “dotto” primo ministro italiano Conte ha persino rispolverato “l’imperativo categorico” di Kant: mamma mia, dobbiamo andare a rivedere i vecchi testi di filosofia del liceo..

Per capirne un po’ di più, vediamo cosa dicono fuori casa alcuni studiosi di levatura mondiale.

Ci appare uno scenario di grande incertezza che ben riassume uno studio di Permira, leader nel Private Equity, dal titolo “Update on Coronavirus”.  Nel capitolo “cosa succederà d’ora in poi con il virus? Tutt’ora sconosciuto”, lo studio cita l’opinione di 3 grandi scienziati che danno i seguenti pareri.

Il primo, ottimista, è del Prof. Zhong, famoso epidemiologo, “spero che questo fenomeno sia esaurito verso aprile”. Zhong, illustre scienziato,  fu il primo a descrivere il Coronavirus l’11 febbraio scorso. Forse il suo ottimismo è un po’ esagerato tenendo conto che è cinese ed opera in Cina.

Di parere opposto invece il Prof.  Marc Lipsitch, professore di epidemiologia alla Harvard School of Public Health, “penso sia probabile un’epidemia globale. Se ciò avverrà, dal 40 al 70% dei cittadini nel mondo, avranno la probabilità di essere infettati nei prossimi anni.”

Le autorità USA sembrano dargli credito. La US Health Agency invita gli americani a prepararsi ad una diffusione del Coronavirus. Conseguente è lo stanziamento di 2.5 miliardi di dollari per la ricerca del vaccino e delle cure adeguate.

Allo stesso tempo Alex Azar, attuale segretario della salute e dei servizi umani nell’amministrazione Trump, sostiene che “non possiamo chiudere ermeticamente gli Stati Uniti al virus… dobbiamo rendercene conto…”

Interessante la terza opinione del 17 febbraio, ovvero quella di Michael Ryan, Executive Director WHO (World Health Organization), “tutte le previsioni sono importanti. La maggior parte di esse sono sbagliate”.

Andiamo bene…

La realtà è che sappiamo tutti poco perché il virus è nuovo ed ha una velocità e semplicità di trasmissione notevole per cui la guida migliore per tutti noi al momento è il “buon senso” e le ovvie precauzioni elementari. Siamo solo all’inizio ed è inevitabile, nonostante la prudenza, che il virus sia in movimento. Dice un dirigente giapponese (Shingeru Omi) “local trasmission is already going on” (la trasmissione del virus è in corso). Come gli americani, anche i giapponesi sanno che non finirà così presto.

Per le recenti generazioni è sintomo di preoccupazione ed in qualche caso, panico. Per altri  è fobia. Basti vedere la frenesia della corsa ai supermercati e della razzia ai prodotti alimentari per affrontare una possibile carestia o isolamento prolungato.

In altri casi, come riporta oggi Stefano Carrer del Sole 24Ore, il governo coreano deve aggredire una setta religiosa (fanatica?) di oltre 200mila persone perché i fedeli  non si adeguano alle regole e diffondono il virus . Pensano che “se ti protegge il Padre Eterno, cosa può il virus?”.

Riflettendo,  per la mia generazione è più facile comprendere ed accettare. Mi sono tornati alla mente la miseria di generi alimentari negli ultimi anni del conflitto mondiale. La necessità di acquisire pane e poche altre cose con le tessere che ti assegnavano delle razioni misere. Il resto a “borsa nera”. Mia mamma mi mandava dal panettiere e lungo la strada del ritorno “rubavo” sempre  un pezzo di pane, una michetta;  furto che veniva notato…

Oppure il ricordo del 1944, di fronte a casa mia, nella scuola c’era la Wehrmacht (ormai nemici dal settembre ’43), ma non erano ostili. Alla sera, verso le 18 io e la mia sorella ci recavamo nel cortile della scuola con altri cittadini. Avevamo tutti una “caldarina” (un contenitore di alluminio). C’era un pentolone sul fuoco enorme (visto dagli occhi di un bambino) dal quale con un mestolo davano il rancio ai soldati. Quello che restava poi  veniva distribuito ai civili.  Ricordo quanto mi sembrassero buoni quei maccheroni con fagioli grossi così, una vera leccornia…

Questi ricordi mi dispongono a valutare il pericolo del virus con flemma. Al di là delle previsioni e della certezza che ciò che sta succedendo sfiderà tutti, la storia mi ha dotato di un patrimonio del buon senso… con il quale possiamo davvero sfidare l’impossibile.

Ciò che è inevitabile invece è l’impatto sulle economie: sarà un grave salasso per tutti. Quanto tempo dovrà passare prima di tornare a muoverci o viaggiare senza timori o divieti, ma in serenità e libertà?

Vittorio Volpi