di Vittorio Volpi

In questi ultimi tempi si parla sempre più spesso di tensioni politiche in Estremo Oriente, guerra fredda Usa-Cina (acuita dalle imminenti elezioni negli Usa), scontri commerciali, conflitti di frontiere, assertività cinese nel “mar cinese meridionale”.

Indiscutibilmente tutti contenziosi politici seri. Passano purtroppo in secondo piano problemi sociali altrettanto importanti a lungo termine, come ad esempio l’incontestabile allungamento della vita e quello della decrescente natalità che ci interessa da vicino, anche qui in Europa.

Vecchio a Seul – Foto Pixabay

Il tema dell’aspettativa di vita è un misto di buono e cattivo, specialmente nei paesi occidentali. La ponderosa ricerca di Lynda Gratton e Andrew Scott “The hundred years life” ci dice che vivremo più a lungo e saremo sempre meno a causa del basso tasso di nascite, ma purtroppo saremo costretti a cambiare le nostre regole di vita, quali più stadi di percorrenza contro i classici tre del passato (infanzia, vita piena, vecchiaia).  Saremo una società sempre più vecchia che il sistema sociale attuale non potrà più sostenere con le presenti modalità (pensioni, assistenza sanitaria, scuola).

Un dato scioccante: mentre 50 anni fa solo l’1% della popolazione poteva sperare di vivere fino a 100 anni, oggi chi ha 20 anni ha una probabilità su due di diventare centenario ed inoltre, la totalità di chi nasce oggi, può campare per un secolo.

Bella notizia, ma come si può sopravvivere economicamente fino a quell’età allorché i sistemi previdenziali attuali a malapena riescono a soddisfare il presente? È ovvio che più a lungo viviamo, più grande è il costo sociale, il quale già ora non è più sostenibile.

A complicare la vita si aggiunge anche il basso tasso di natalità che secondo le raccomandazioni OCSE dovrebbe come minimo essere di 2 figli per famiglia (per motivi diversi da paese a paese); ma i trends ci danno indicazioni contrarie.

In Italia 1.3, Svizzera 1.5, Giappone 1.3, Cina 1.7, addirittura nella Corea del Sud è drammatico, 1.

Cosa succederà se non interverranno cambiamenti? Come fare più figli? E come organizzare la terza/quarta età? Diventeremo, come una piramide rovesciata, ovvero paesi con forte maggioranza di vecchi?

Un esempio è il Giappone. Il rapporto tra chi è in età lavorativa ed i pensionati rischia di diventare nel tempo anziché di 4 a 1 (parametro necessario) a 1:1. Situazione evidentemente drammatica ed insostenibile. Nel paese del Sol Levante 60 milioni di persone (su 127) sono già over 65.

Ma le notizie dalla Cina non sono brillanti. Uno studio pubblicato dalla rivista Time del 7feb2019 sostiene che per il 2050 ben 330 milioni di cinesi saranno sopra i 65 anni – quasi un quarto dei cittadini – e secondo Stirling Finance “sarà il problema numero uno per il futuro del paese”.

In pratica si avvererebbe la previsione che “la Cina diventerà vecchia prima di diventare ricca”. Peraltro la “one child policy” (un figlio per famiglia) ora abbandonata, ha fatto danni, sbilanciando la società a favore dei maschi e pare che la ritornata libertà di fare figli non sembra migliorare l’attuale livello di 1.7 figli per famiglia.

Per non parlare dell’importante responsabilità di far studiare i figli, tipici di una cultura confuciana, ma che comporta costi importanti per le famiglie.

In Giappone si dice e pare sia vero che si producano ormai più pannoloni che pannolini… per fortuna nell’ambito sociale a sostegno di questi due paesi esiste ancora la tradizione forte della famiglia che aiuta, altrimenti sarebbero guai peggiori.

Interessanti alcuni indicatori sociali che confermerebbero i trends negativi. Parlando del Giappone le donne nelle città rifiutano il matrimonio a favore della carriera. Più del 30% risultano ancora single a 35 anni.

In Cina nonostante la riacquisita libertà, secondo Time, ”come in occidente, la donna dà priorità alla carriera e ad una vita stabile anziché fare figli” .

In conclusione mentre la crescita economica galoppa, dal punto di vista sociale c’è in corso una vera rivoluzione silenziosa e pericolosa.

Il calo delle nascite ed il vivere più a lungo creano squilibri nel sistema sociale e contribuiscono a mettere in crisi lavoro, produzione e la stessa vita sociale. Soprattutto quando si sarà anziani.

Purtroppo se ne parla poco, tranne che in alcuni simposi e, soprattutto, non ci si prepara ad affrontare l’enorme cambiamento.